Come scegliere lo scanner diapositive
Per chi si stesse chiedendo come scannerizzare diapositive e negativi, ecco la guida all’acquisto dedicata agli scanner specializzati proprio in questo, cioè a digitalizzare i ricordi impressi su questi supporti analogici ormai passati di moda.
Oggi le fotocamere digitali e quelle installate su quasi tutti i modelli di smartphone rendono possibile in un batter d’occhio scattare una foto o registrare un video in digitale, relegando in nicchie vintage e artistico-creative supporti quali diapositive e negativi. Tuttavia, per chi ne avesse l’esigenza, gli scanner diapositive e negativi sono disponibili in diversi modelli e tecnologie, con fasce di prezzo abbastanza variabili, andando incontro alle esigenze di tutti. Prima di proseguire, cercando di capire a chi può essere utile uno scanner diapositive, ricordiamo che alcuni scanner molto versatili hanno funzioni extra per la scansione di diapositive e negativi.I migliori scanner
A cosa serve uno scanner diapositive
Fino agli anni ’90, tornati da una vacanza o da un viaggio importante c’era l’abitudine di condividere le diapositive in salotto, al buio, con amici e parenti volenterosi e pazienti, un momento comune a tante persone in Italia e in tutto il mondo. Oppure semplicemente si portavano dal fotografo i numerosi negativi contenuti nei rullini impressi con le macchine fotografiche analogiche. Molte persone, fotografi in erba o semplici appassionati, hanno in garage e in soffitta migliaia di diapositive e rullini sviluppati (o ancora da sviluppare), che a volte non vedono da anni.
Gli scanner per diapositive sono stati creati proprio per poter salvare in formato digitale i ricordi e magari creare un album dopo averne inviata una selezione alla stampante fotografica, alla riscoperta di momenti passati o di rullini che avevamo dimenticato.
Le alternative rispetto a queste macchine specializzate sono più costose e/o non specializzate: includono sia scanner fotografici che abbiano una varietà di formati di input (quindi non di fascia bassa), sia stampanti multifunzione, cioè dotate di scanner e cornici adattatrici che consentano, anche qui, di usare pellicole e negativi in input, oltre che i più consueti fogli A4. Inoltre, bisognerebbe anche valutare il software di fotoritocco automatico integrato in queste macchine che, seppur versatili, sono state progettate per “fare tutto bene”, più che per svolgere alla perfezione la scansione di supporti fotografici vintage. Ecco perché in questa pagina vi parleremo esclusivamente degli scanner per diapositive, delle tipologie e dei parametri da tenere in considerazione prima dell’acquisto, per poi rispondere alle domande più frequenti sull’argomento.Come funziona uno scanner diapositive
Analogamente a come accade nei normali scanner, una sorgente luminosa illumina la diapositiva o pellicola che vogliamo digitalizzare, dopodiché il fascio luminoso viene impresso su un sensore fotografico che si trova sul lato opposto della lampada. È sostanzialmente lo stesso funzionamento di una macchina fotografica, solo che al posto della luce naturale c’è una sorgente luminosa artificiale e l’immagine viene creata quando la luce attraversa la pellicola.
Chiariti questi aspetti, vediamo allora le caratteristiche da valutare per scegliere uno scanner diapositive adeguato.
1. Qualità in output
Chi decide di digitalizzare le proprie diapositive o pellicole ha interesse prima di tutto che la copia digitale del supporto analogico sia non solo fedele all’originale fino all’ultimo dettaglio, ma in tanti casi anche che la sua qualità venga migliorata dalle tecnologie di fotoritocco oggi disponibili. Per questo la prima e più importante caratteristica di uno scanner per diapositive è la risoluzione di cui è capace. Oltre a questo fattore, analogamente a tutti gli scanner, ce ne sono di ulteriori che concorrono a determinare la qualità dell’immagine, ovvero il tipo di lampada (LED o non LED) e sensore utilizzati, e il numero di DPI (“Dots Per Inch”, ovvero “punti per pollice”). Prendiamo in considerazione separatamente tutte le caratteristiche.
Risoluzione (DPI)
Quanto più elevata la risoluzione, tanto più definite e dettagliate saranno le nostre scansioni. L’espressione più immediata della risoluzione di uno scanner diapositive sono i DPI, ovvero i punti lineari presenti in un tratto dell’immagine lungo un pollice (2,54 cm). Come si può facilmente intuire, un numero elevato di DPI si traduce in maggior dettaglio e definizione dell’immagine, dunque in una traduzione più fedele dell’originale in formato digitale. La foto qui sotto può dare un’idea delle differenze (cliccare per ingrandire):
- La risoluzione ottica indica il numero di DPI ottenuto senza ulteriori elaborazioni grafiche, è insomma quella dell’immagine così come viene acquisita dallo scanner, come vedremo più avanti;
- La risoluzione interpolata si riferisce all’immagine rielaborata da un software per aumentarne artificialmente la risoluzione, un po’ come accade quando si modificano le foto usando i filtri.
Risoluzione interpolata
Nella risoluzione interpolata quello che solitamente accade grazie al software è che l’immagine viene più o meno raddoppiata di dimensioni, allargando così le “maglie” dei punti che la compongono. I punti che rimangono “vuoti” vengono riempiti “indovinando” il colore sulla base del contenuto dei punti circostanti. Nonostante gli algoritmi di interpolazione siano sempre più avanzati e producano risultati gradevoli, è opinione comunemente accettata che non possano rivaleggiare con una risoluzione ottica pari, cioè 3.600 DPI interpolati non sono mai equivalenti a 3.600 DPI ottici.
Anche gli schermi dei moderni PC, televisori e smartphone sono ottimizzati, e spesso integrano algoritmi di interpolazione che sopperiscono alla carenza di DPI, uno dei principali motivi per il quale spesso le fotografie catturate a bassa risoluzione ottica sono molto belle su uno schermo piccolo (ad esempio di uno smartphone o di una macchina fotografica digitale ultracompatta), accettabili sullo schermo di un PC, ma assolutamente sfocate e sgranate quando vengono stampate. Per questo, la vera prova del nove dei DPI è il momento della stampa, in cui il livello di questo valore dev’essere alto per poter garantire un risultato anche solo decente. Per evitare “pixellizzazioni” sul vostro stampato è necessario un formato molto largo, oltre che a DPI elevati.Sensore CMOS
I sensori fotografici degli scanner diapositive e negativi di fascia bassa sono gli stessi che vengono utilizzati nelle fotocamere digitali, cioè i sensori CMOS. Questi sono economici e veloci a elaborare l’immagine; hanno però la fastidiosa tendenza, soprattutto quando il numero di pixel in essi contenuto è elevato, a generare molto “rumore”. Per “rumore” si intende la formazione di sgranature in particolare nelle aree più scure di un’immagine, un problema da cui gli scanner che come fonte di luce usano lampade non a LED sono molto meno afflitti. La similitudine con le fotocamere digitali continua anche per la risoluzione del sensore, dato che il numero di pixel è espresso in MP (megapixel) e può andare dai 5 MP degli scanner diapositive più economici (1.800 DPI) ai 22 MP dei modelli di fascia media.
Sensore CCD
Gli scanner diapositive di migliore qualità sono quelli con tecnologia CCD (Charge Coupled Device), che permette di raggiungere una risoluzione molto maggiore, ma comporta un notevole allungamento dei tempi di scansione, esattamente come negli scanner “normali”. Questo si deve anche al fatto che, in tantissimi casi, gli scanner diapositive di questo tipo effettuano più scansioni della stessa pellicola a diverse esposizioni, che vengono usate per comporre l’immagine finale in modo da ampliare quanto più possibile il contrasto dinamico, di cui parleremo più avanti.
I migliori scanner diapositive, oltre alla lampada a normale luce bianca, ne montano anche una a infrarossi: questa si aziona tipicamente dopo il termine delle scansioni “normali” e viene usata per rilevare con precisione graffi, macchie, granelli di polvere e altri difetti della pellicola. Una semplice elaborazione software si occupa poi di correggere le imperfezioni così rilevate.Contrasto dinamico
C’è almeno un altro parametro che gioca un ruolo nella buona traduzione di un’immagine da pellicola a digitale: il contrasto dinamico. Questo è un valore espresso su una scala logaritmica che solitamente negli scanner diapositive non supera un valore di 4.0 (ma più comunemente oscilla tra 3.5 e 3.8) che può darci un’idea di quanto scuri saranno i neri catturati e riprodotti dallo scanner. Quanto più il valore si avvicina a 4.0, tanto più intenso sarà il nero. Bisogna però fare attenzione a come i produttori esprimono il contrasto dinamico dei loro scanner: la dicitura corretta è sempre “contrasto dinamico”, mentre bisogna diffidare quando troviamo indicato “Dmax“. Dmax indica infatti unicamente la densità massima della pellicola che lo scanner riesce a elaborare, che corrisponde proprio al “nero” più scuro che si riesca a riprodurre. La misurazione della densità avviene però solitamente in condizioni ben diverse dalla scansione normale, ovvero aumentando al massimo la luminosità della lampada e perdendo così gran parte dei toni chiari. Per questo motivo il contrasto dinamico è un migliore indicatore della reale resa dei toni scuri.
2. Formati
Non meno importante è considerare quali tipi di pellicole uno scanner diapositive possa scansionare, dato che la possibilità di convertire in digitale anche altri supporti analogici oltre alle diapositive significa poter preservare anche negativi di vario formato.
Se poi intendiamo rielaborare le scansioni ottenute con un software grafico ci interesserà anche sapere quali siano i formati di output disponibili, dunque i formati di file in cui possiamo tradurre le nostre pellicole analogiche. Consideriamo dunque sia i formati di input, sia quelli di output.Formati di input
Una prima caratteristica da considerare è proprio se lo scanner sia in grado di scansire solo diapositive oppure preveda anche la scansione dei negativi. Quando è presente una funzione di scansione dei negativi questa è solitamente accompagnata anche da una funzione di conversione automatica, che traduce cioè autonomamente il negativo in positivo. La diapositiva infatti è stata già sviluppata in camera oscura e regala i colori originali, mentre il negativo viene estratto dal rullino e lavorato, ma presenta i colori all’inverso. Vogliamo precisare, per chi è giovane e ha conosciuto solo le fotocamere di smartphone e tablet, che un rullino “finito” lasciato da anni in un cassetto, non può essere aperto e inserito in questi dispositivi: va comunque portato da un fotografo che svilupperà i rullini in camera oscura. Da questi negativi si possono poi stampare le fotografie su carta e, una volta sviluppato, si potranno in seguito stampare quante copie si vogliano. I vecchi negativi che avete in casa sono stati quindi precedentemente sviluppati dal fotografo e aprire un rullino chiuso (e “finito”) comporta, nel momento in cui la pellicola viene a contatto con la luce, la “bruciatura” della stessa e la perdita di tutte le fotografie. I fotografi stanno sparendo dalle nostre città, ma dei servizi di camera oscura per rullini non ancora sviluppati sono generalmente sempre disponibili.
Dimensioni
Tutti gli scanner per diapositive possono scansionare diapositive da 35 mm di lato. In molti casi, però, lo scanner è compatibile anche con altri supporti, tra i quali il più comune è senza dubbio la pellicola fotografica da 35 mm.
Al di là di questi, altri formati meno comuni sono:
- Diapositive 110: più piccole delle 35 mm, l’immagine è grande 13 x 17 mm;
- Diapositive 126: diapositive quadrate da 26 mm di lato;
- Pellicola 110: negativi sviluppati dalle vecchie cartucce 110, contenenti immagini da 13 x 17 mm;
- Pellicola 126: negativi sviluppati dalle vecchie cartucce 126, contenenti immagini quadrate da 26 mm di lato;
- Super 8: pellicola cinematografica con fotogrammi larghi 8 mm.
Caricatori
L’inserimento delle diapositive o pellicole nello scanner può avvenire in diversi modi. I modelli più semplici di scanner per diapositive prevedono l’inserimento manuale delle diapositive una per una e lo scorrimento a mano delle pellicole.
Molto spesso, però, in dotazione allo scanner vengono forniti dei supporti appositi su cui montare un certo numero di diapositive (solitamente quattro, ma modelli più recenti ne contengono una decina, inseriti in un contenitore a vaschetta) o un pezzo di pellicola. Il supporto si inserisce poi nella fessura di ingresso e la scansione può avvenire manualmente o automaticamente. Gli scanner diapositive di fascia alta sono i più efficienti, poiché permettono di usare i caricatori classici per le diapositive che possono contenerne anche un centinaio. In questi scanner diapositive la scansione è automatizzata.Formati di output
Il formato di output, ovvero il tipo di file in cui l’originale analogico viene convertito, è importante da considerare in relazione all’uso che dobbiamo fare della nostra foto. Formati compressi e a bassa risoluzione sono infatti idonei al caricamento online, mentre i formati non compressi ad alta risoluzione sono ideali per il fotoritocco avanzato. Di base, tutti gli scanner diapositive producono immagini compresse in formato .jpg, quasi sempre con la possibilità di scegliere tra diversi livelli di risoluzione. I modelli più avanzati consentono anche la conversione in altri formati compressi, come .jp2.
Se siete interessati ai formati non compressi, dovrete cercare un scanner diapositive esplicitamente in grado di produrre immagini in formato .tiff. Non essendo compressi, i file in questo formato hanno un peso considerevolmente superiore rispetto ai file .jpg, ma hanno il vantaggio di riprodurre con precisione tutti i pixel generati dal sensore. È interessante inoltre rilevare come alcuni modelli offrano anche la possibilità di convertire l’immagine direttamente in formati per il fotoritocco, ad esempio in .psd per l’elaborazione in Photoshop.
3. Funzioni
Un altro aspetto molto interessante da valutare in uno scanner diapositive sono le funzioni di cui dispone. Non sempre infatti questi apparecchi si limitano a scansionare e tradurre in formato digitale le diapositive o i negativi, anzi quasi sempre a questa operazione se ne aggiungono altre, automatizzate o meno. Queste operazioni riguardano naturalmente il miglioramento delle immagini acquisite e possiamo distinguerle tra funzioni automatizzate e fotoritocco “on board”.
Funzioni automatizzate
In moltissimi casi, spesso anche negli scanner diapositive più economici, sono presenti alcune funzioni di correzione automatizzate. La più comune di queste è la correzione automatica dei colori e dell’esposizione, due ritocchi utili in modo particolare quando si scansionano diapositive molto vecchie e dai colori ormai alterati dal tempo. Altre due funzioni automatiche abbastanza comuni nei dispositivi di fascia medio-alta sono poi la cancellazione dei graffi e della polvere. La presenza di una funzione di pulizia della polvere non significa però che si possa evitare di spolverare le diapositive prima di scansionarle: questo step preliminare è anzi sempre consigliato per ottimizzare il risultato. Inoltre, in molti modelli è spesso in dotazione uno spazzolino morbido piatto per pulire le lenti, altrimenti irraggiungibili.
Fotoritocco “on board”
Quando parliamo di fotoritocco “on board” facciamo riferimento a tutti quelle operazioni che è possibile effettuare sulle immagini scansionate direttamente sullo scanner diapositive, senza l’ausilio di un computer. Non tutti gli scanner diapositive offrono questa possibilità, anzi alcuni sono completamente privi di display e non mostrano pertanto neanche una piccola anteprima della scansione, e vanno usati sempre tramite PC. Quando il display e le opzioni di ritocco “on board” sono presenti, però, queste possono essere più o meno estese. Nei casi più comuni possiamo effettuare a posteriori le stesse modifiche descritte poco sopra, ovvero la correzione dei colori e dell’esposizione, la cancellazione dei graffi e la pulizia dalla polvere. Tutte queste azioni infatti possono essere effettuate sia manualmente, immagine per immagine, sia automaticamente per tutte le diapositive. D’altra parte va precisato che i software integrati sono il più delle volte estremamente semplici, a meno che non si tratti di prodotti professionali particolarmente costosi. Ad esempio vi sarà possibile sì modificare contrasto e luminosità, ma altri dettagli delle immagini, ad esempio la regolazione delle curve di contrasto o RGB (“Red, Blue and Green”, relative al colore) non potranno essere fatte “on board”. Se siete molto bravi e avete competenze nel fotoritocco, probabilmente un prodotto del genere potrebbe non fare al caso vostro.
Software in dotazione
Quasi sempre, uno scanner diapositive viene fornito con dei software per l’elaborazione delle immagini scansionate, da installare naturalmente sul computer. La qualità di questi software è molto variabile, oscillando di molto il numero di operazioni che è possibile effettuare sulle immagini.
I software più semplici non si spingono infatti al di là delle semplici quattro funzioni di base che abbiamo già esposto, mentre i migliori consentono un livello di intervento davvero profondo.Alcuni produttori, in qualche caso, offrono insieme ai loro scanner diapositive un software di qualità elevata come SilverFast SE (arrivato alla versione 9 e disponibile in diverse varianti), che è giustamente considerato uno dei migliori software di questo tipo (lo screenshot qui sopra mostra questo software in azione). Altri programmi di settore sono VueScan, il programma nativo di Epson, e ovviamente Photoshop, anche se quest’ultimo non è stato propriamente creato per il fotoritocco. Il livello di controllo sull’immagine è comunque molto ampio e particolareggiato, dando grandi soddisfazioni soprattutto a chi è già esperto di fotomanipolazione.
4. Connettività e memoria
Infine, le ultime considerazioni che possiamo fare prima dell’acquisto di uno scanner diapositive riguardano le modalità di funzionamento e di salvataggio delle scansioni. Vi sono infatti alcune differenze tra i vari modelli di scanner diapositive che dipendono sostanzialmente dalla modalità di funzionamento di ciascuno, vale a dire a seconda che lo scanner possa operare autonomamente o vada connesso a un computer.
Scanner diapositive “stand alone”
Tra gli scanner diapositive più comuni ed economici troviamo quelli “stand alone”: sono modelli solitamente di dimensioni molto compatte che operano di preferenza autonomamente, senza richiedere cioè la connessione a un computer.
Questo tipo di scanner diapositive ha sempre un piccolo display integrato con pulsantiera per la visualizzazione dell’anteprima di scansione e per effettuare alcune correzioni “on board”. Naturalmente le scansioni effettuate e ritoccate devono venire anche salvate, per questo gli scanner diapositive “stand alone” sono dotati di una memoria interna o, più spesso, di uno slot per schede SD o Micro SD, quasi mai incluse nella confezione. Questi modelli sono molto pratici, si impostano facilmente e le fotografie si possono direttamente salvare sulla memoria estraibile SD o inviare via USB-A, USB-C o mini USB al computer. Inoltre, nei modelli più recent, è spesso presente un’uscita HDMI, che dà la possibilità di connettere il dispositivo a uno schermo o a un televisore per visualizzare le immagini scannerizzate in tempo reale e manipolarle in diretta. Alcuni modelli più recenti, anche non particolarmente costosi, hanno la possibilità di connettere il dispositivo via Wi-Fi e app dedicata per smartphone per visionare o modificare le immagini in velocità.Scanner diapositive periferica
Al contrario, spesso gli scanner diapositive di migliore qualità necessitano della connessione USB a un computer per poter funzionare. Questo si deve al fatto che solitamente si tratta di dispositivi di più grandi dimensioni, capaci di caricare automaticamente anche un elevato numero di diapositive.
Questi modelli sono decisamente più costosi della media e sono prodotti di livello professionale. Nella maggior parte dei casi sono disponibili “on board” solamente pochi ritocchi al materiale scannerizzato, mentre un software di editing fotografico a corredo permette di completare il lavoro su computer in modo più accurato. Anche il salvataggio delle scansioni, dunque, avviene sul disco rigido del computer.Le domande più frequenti sugli scanner diapositive
Quali sono le principali marche di scanner diapositive?
Come è spesso il caso quando si tratta di elettronica, anche per gli scanner diapositive vi sono alcune marche note per l’affidabilità dei loro prodotti. Alcuni brand storici hanno in catalogo degli scanner appositi: Kodak offre un paio di ottimi “stand alone”, mentre Epson produce diversi scanner fotografici appositi di medio formato e dal prezzo medio-alto. Altre marche presenti sul mercato da diverso tempo sono Reflecta e Plustek, che producono alcuni tra i migliori scanner per diapositive attualmente in commercio, sia per risoluzione, sia per affidabilità.
Quanto costa uno scanner diapositive?
Negli scanner diapositive il prezzo è un fattore rivelatore delle prestazioni dell’apparecchio, poiché c’è una progressione abbastanza lineare tanto nei prezzi quanto nella risoluzione.
A un costo di circa 60 € si trovano infatti gli scanner diapositive di fascia bassa, con sensore CMOS solitamente da 5 MP e una risoluzione ottica di 1.800 DPI.
Tra i 100 e i 160 € si collocano invece gli scanner di fascia media, caratterizzati spesso da lampade CCD e una risoluzione ottica tra i 2.400 e i 3.600 DPI.
Infine, dai 200 € in su troviamo gli scanner diapositive di fascia alta, dotati di lampade CCD e risoluzione ottica fino a 7.200 DPI. Spesso con gli scanner di fascia alta sono inclusi in dotazione buoni software per il fotoritocco.
Come scannerizzare le diapositive con lo smartphone?
Alcuni adattatori per il cellulare simulano uno scanner improvvisato tramite l’utilizzo dello smartphone. La pellicola o la diapositiva viene bloccata in posizione e retroilluminata, mentre lo smartphone scatta la foto, il tutto tramite l’utilizzo di app dedicate.
Il risultato è variabile e diciamo “improvvisato”, ma può essere un modo semplice ed economico per scannerizzare immagini in poco tempo e con poca fatica, rinunciando ovviamente all’alta qualità. Inoltre, va precisato che la qualità della foto finale è direttamente dipendente dalle capacità delle ottiche della fotocamera del telefonino.Come scannerizzare le diapositive con la reflex?
Le fotocamere reflex, ormai diventate completamente digitali, possono essere usate anche per scannerizzare diapositive e negativi. Il procedimento è del tutto simile alla versione per smartphone descritta sopra, ma decisamente più empirica. La pellicola va infatti sistemata su un piano trasparente e va posizionato il flash dalla parte opposta del piano, collegato tramite telecomando alla fotocamera, che scatta da un treppiedi una foto alla pellicola, fortemente retroilluminata dalla luce del flash. Grazie allo zoom ottico della reflex, decisamente maggiore rispetto a quello di uno smartphone, i risultati possono essere molto più convincenti, ma si tratta di una soluzione d’emergenza il cui setting preciso va ricalibrato per ogni fotografia.
Salve, vorrei comprare lo scanner digitdia 6000 della reflecta, ma mi è stato detto che non c’è l’aggiornamento per utilizzarlo sul macOS High Sierra.
Al momento no, sono presenti driver solo fino alla versione MacOS 10.12.
nella fascia 160-200 euro Il volverine 20Mp commercializzato da telcom instrument è consigliato o no rispetto ai recensiti? è un buon acquisto?
In questa fascia di prezzo le specifiche tecniche e le valutazioni degli utenti del Plustek OF8100 sono migliori rispetto al Wolverine SNAP20.
Vorrei digitalizzare diap 6 x 6 montate nei telaietti e posizionate in caricatori Rollei. È possibile automatizzare il processo? Max qualità. <1000
Un modello di alta qualità è il Reflecta Digitdia 6000, che però è un po’ sopra il tuo budget. A seconda della quantità di diapositive puoi prendere in considerazione di far fare il lavoro da un laboratorio fotografico in alternativa.
Salve nn voglio spendere troppo ( anche perché una volta convertite diapositive credo che nn lo userò più) ero orientata X hamlet cosa ne pensate?
L’Hamlet XDVDIAPO è un modello molto economico, e di conseguenza anche di bassa qualità. Se si tratta di poche diapositive consigliamo di rivolgersi ad un professionista per avere scansioni di buona qualità.