La tecnologia che protegge il vino italiano

Il mercato nero del vino vale miliardi di euro

La tecnologia che protegge il vino italiano

Secondo i dati disponibili più recenti, nel 2021 le esportazioni di vino italiano hanno raggiunto i 7,11 miliardi di euro. Le attività ricettive legate al vino, stando a quanto ricostruito dall’Osservatorio nazionale del Turismo del vino sono di circa 2,9 miliardi di euro.

Numeri che dimostrano quanto il vino italiano sia apprezzato in tutto il mondo. La convinzione che un vino, per essere davvero buono, deve avere un costo elevato è da relativizzare: va da sé che un prodotto di alta qualità esiga un prezzo adeguato ma è possibile trovare dell’ottimo vino a prezzi accessibili.

Anche gli spumanti italiani si difendono decisamente bene nei confronti dei mostri sacri prodotti all’estero e conosciuti in tutto il mondo.

Con il supporto di apposite tecnologie falsificare le bottiglie di vino diventa più complicato

Parallelamente, gli amanti del buon vino tendono a dotarsi di apposite cantinette che, di dimensioni ridotte ed eleganti nelle forme e nelle rifiniture, danno un tocco chic a qualsiasi cucina. C’è poi il discorso dei calici che, per chi venera Bacco, sono nel medesimo tempo una scelta che trabocca gusto personale e classe.

Soprattutto sul dark web c’è un commercio clandestino di vini contraffatti, anche italiani. Un danno per miliardi di euro che lede anche l’immagine di chi lo produce e che la tecnologia si sta impegnando a mitigare. Le cifre che identificano il valore del mercato nero del vino sono discordanti a seconda della fonte ma, a prescindere, ci si muove nell’ordine dei miliardi di euro (da 2 miliardi fino a 10 miliardi, a seconda della fonte consultata).

I produttori, con la collaborazione di tutti i soggetti della filiera, vogliono aggirare il problema della falsificazione dei vini usando un QR code che include un numero univoco associato a ogni singola bottiglia. Un’altra tecnica usata dai produttori consiste nell’aggiunta di un chip, tecnicamente un tag RFID, utile all’automazione dei processi di imbottigliamento.

Chi vuole falsificare i vini che sulle bottiglie riportano tale tag RFID deve replicarne l’etichetta in tutto e per tutto, includendo anche il numero seriale univoco ad esse associate.

La somma delle due tecnologie rende la vita più complessa ai contraffattori del vino, con ricadute positive su tutta la filiera, anche quella italiana.

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