L’Italia indossa il guanto di ferro e sigla un’inedita intesa tra Procura e Guardia di finanza grazie alla quale le autorità italiane possono incrociare i dati per scovare chi usa il pezzotto, ossia un decoder illegale che consente di usufruire di contenuti piratati. Le sanzioni vanno da 150 euro a 5.000 euro, deterrenti utili a scegliere con cura il decoder migliore senza cedere al prurito delle tentazioni.
Per capire bene come si stanno muovendo Procura, Guardia di finanza e l’Autorità garante per le comunicazioni (AgCom) occorre fare un salto in Spagna, laddove la guerra alla pirateria è diventata centrale.
Lo scorso 8 marzo il tribunale di Madrid ha imposto alle compagnie telefoniche e ai carrier internet di fornire alla Lìga spagnola tutte le informazioni relative a chi usa il pezzotto e, tra queste, spiccano:
- I dati completi del titolare dell’abbonamento internet (tutti i dati anagrafici e amministrativi)
- L’indirizzo IP con il quale si collega alla rete
Informazioni sufficienti per potere applicare le sanzioni previste dal caso, ed è proprio a questa sentenza che l’Italia si è ispirata per redigere il protocollo che aprirà la strada alla Guardia di finanza che, fino a oggi, si è occupata soprattutto di perseguire le organizzazioni criminali che fomentano la pirateria.
Il protocollo permette ai finanzieri di incrociare i dati delle persone sospettate di fare ricorso al pezzotto, di usare link illegittimi oppure di fare ricorso ad applicazioni pirata per dispositivi mobili. App che spopolano soprattutto nel mondo Android ma abbastanza diffuse anche negli emisferi Apple e Amazon.
Diventerà quindi più rischioso usufruire di contenuti illegali mediante qualsiasi dispositivo utile a seguire partite, film o serie tv. Ciò significa che, oltre alle tv propriamente dette, le autorità si concentreranno anche su computer, smartphone e tablet, dispositivi questi ultimi particolarmente graditi agli aficionados dello streaming video on demand.
Senza il protocollo che autorizza la Guardia di finanza a muoversi con una certa libertà, le autorità avrebbero dovuto chiedere autorizzazioni particolari alla Procura per ogni persona su cui indagare.
Ora, invece, il procedimento diventa più fluido e il commissario AgCom Massimiliano Capitanio ha sottolineato come, pure avendo desiderato non dovere intervenire tanto duramente contro chi utilizza servizi illegali, una misura così severa colpisce soprattutto le organizzazioni criminali che convincono gli utenti di essere in una botte di ferro e di non correre rischi.
I soldi delle sanzioni saranno versati al ministero della Giustizia e al ministero dell’Economia e delle Finanze e verranno impiegati per la lotta alla pirateria e per campagne di sensibilizzazione destinate ai cittadini.
Una misura che riguarda il mondo del calcio e che tutela le aziende che acquistano diritti tv per trasmettere le partite attraverso le rispettive piattaforme ma, ancora prima, un monito a tutto il vasto comparto della pirateria.