In Italia il calo delle nascite si sussegue anno dopo anno a partire dal 2008. Nel corso del 2023 i nuovi nati sono il 3,6% in meno rispetto al 2022 (14mila unità) così come registrato dall’Istituto nazionale di statistica (Istat).
Nel corso del 2023 i nati residenti in Italia sono stati 379mila, con un tasso di natalità del 6,4 per mille contro il 6,7 per mille del 2022. In altre parole, le liste per la nascita sono sempre meno nelle priorità dei cittadini italiani e di quelli stranieri.
Dal 2008, ossia dall’ultimo anno durante il quale è stato censito un aumento delle nascite, la diminuzione è di 197mila unità, pari al 34,2% in meno. Il calo demografico affligge anche i nati di cittadinanza straniera, poco più di 50mila (il 13,3% dei 379mila neonati) e quindi circa 3mila in meno rispetto al 2022.
Il minore ricorso ai test di gravidanza riguarda tutta la Penisola, anche se secondo geometrie diverse. In Trentino-Alto Adige il numero medio di figli per ogni donna è di 1,42 e coincide con il dato nazionale più alto anche se, rispetto al 2022, è il dato che fa marcare la diminuzione più netta (-1,51%). A seguire Sicilia (1,32 figli per ogni donna) e Campania (1,29).
In queste tre regioni le primipare hanno l’età media minore rispetto al resto d’Italia: 31,7 anni l’età media in Sicilia, 32,2 anni in Trentino-Alto Adige e in Campania.
Tra le regioni in cui biberon e pannolini non entrano nella lista della spesa delle persone figurano il Molise (1,10 figli per ogni donna), la Basilicata (1,08) e la Sardegna nella quale, per il quarto anno consecutivo, non si raggiunge la soglia media di un figlio per ogni donna (0,91 peraltro in calo rispetto allo 0,95 del 2022).
La Sardegna e la Basilicata sono anche le regioni nelle quali le donne affrontano la prima gravidanza in età più avanzata, rispettivamente in media a 33,2 anni e a 33,1 anni. Segue il Lazio, laddove le primipare hanno l’età media di 33 anni.