La musica italiana piace all’estero

La musica italiana piace all’estero

Con la spinta dello streaming, che non coincide solo con quello video, nel 2023 la musica italiana ha fatto registrare 26 milioni di euro di ricavi dall’export. Le entrate delle royalties sono aumentate del 20% rispetto al 2022. Si conferma così un andamento iniziato nel 2020, tant’è che nel corso degli ultimi 4 anni i ricavi dall’export sono aumentati in totale di 15 milioni di euro, ossia il 130% in più rispetto al 2019.

E l’orizzonte è roseo, così come conferma una nota redatta da Deloitte per la Federazione industria musicale italiana (Fimi): “Su Spotify la playlist Sanremo 2024 ha macinato numeri da record ed è diventata, per la prima volta in assoluto, la prima al mondo per ascolti e ascoltatori: è un record che non si è limitato al solo giorno del lancio ma si è esteso anche all’intera settimana del Festival, generando un aumento del 10% degli ascolti di musica italiana sulla piattaforma rispetto al 2023”.

musica italiana

I dati sono complessivamente positivi e, se a primeggiare sono gli amanti degli mp3, la crescita percentuale più massiccia è da addebitare ai prodotti fisici, ossia agli amanti dei giradischi.

Come detto, il digitale fa da traino all’export con quasi 21 milioni di euro di royalties (+11% rispetto al 2022) ma i supporti fisici, che valgono 1,5 milioni di euro (+130% rispetto al 2022) confermano che la musica italiana piace anche agli ascoltatori esteri i quali, per passione o per età, preferiscono i dischi e i CD.

Crescono anche le sincronizzazioni (+124%) e i diritti connessi (+11%). Le sincronizzazioni, per quanto di nicchia, danno spolvero alla musica italiana. Sono musiche o canzoni associate alla produzione di film o spot pubblicitari e che, anche in virtù di questo, diventano delle hit potenzialmente di respiro internazionale.

Enzo Mazza, ai vertici di Fimi, dà una spiegazione ai risultati brillanti dell’export di musica italiana che, dice: “Testimoniano il forte piano di investimenti delle aziende discografiche nel repertorio locale, che è stato valorizzato dall’innovazione digitale che le ha investite negli ultimi anni e che si è reso protagonista di un importante ricambio generazionale in grado di esportare con sempre più autorevolezza la musica italiana nel mondo”.

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