Alimenti biologici: come riconoscerli ed evitare le truffe?

Alimenti biologici: come riconoscerli ed evitare le truffe?

Che cosa significa bio?

Il mercato del bio è esploso negli ultimi anni, ma l’inflazionato termine viene spesso utilizzato erroneamente. Ai consumatori rimangono ancora molti dubbi riguardo alla definizione di biologico, portandoli a volte a fraintenderne il significato. Spesso viene confuso con l’idea di agricoltura locale e, sempre più frequentemente, viene considerato come l’opzione più salutare in commercio. L’abuso del termine sulle etichette nei supermercati e nei nomi stessi dei marchi, inoltre, non aiuta a riconoscere ed individuare i prodotti effettivamente biologici. Per essere chiamati tali, questi dovrebbero provenire da un’agricoltura o un allevamento biologico, i quali dovrebbero seguire dei processi ben specifici dettati dall’Unione Europea.
In questa guida all’acquisto vi spiegheremo a quali requisiti deve sottostare un prodotto per ottenere la certificazione biologica, in modo tale da sfatare miti e chiarire le idee in materia.

Certificazione bio

Agricoltura biologica

Per agricoltura biologica si intende un sistema di produzione che rispetti il più possibile i cicli di vita naturali. Ciò implica che l’impatto umano debba essere ridotto al minimo, al fine di preservare le caratteristiche del suolo e salvaguardare la biodiversità. Le regole che dovrebbero essere seguite per ottenere la certificazione bio sono le seguenti:

  • No OGM: non si possono utilizzare organismi geneticamente modificati;
  • No sostanze chimiche: l’utilizzo di agenti chimici come antibiotici, pesticidi e fertilizzanti sintetici è molto ridotto;
  • Sostanze naturali: si preferiscono fertilizzanti naturali, come il letame o il compost;
  • Rotazione stagionale: si effettuano rotazioni delle colture, così da impedire ai parassiti di proliferare;
  • Difesa contro parassiti: nel caso ci sia bisogno di difendere le colture da parassiti si può intervenire con sostanze naturali di origine animale, vegetale o minerale, ma solo se autorizzate dal regolamento CE;
  • Insetti utili: si utilizzano tecniche di salvaguardia di insetti che sono antagonisti dei parassiti;
  • Pacciamatura: viene effettuata la copertura del terreno con erba fresca o fieno per isolarlo termicamente e inibire la crescita di erbe infestanti.

Certificazione bio agricoltura

Allevamento biologico

Affinché la carne possa essere definita biologica devono essere rispettate alcune norme.
Innanzitutto gli animali devono essere nutriti in base al loro fabbisogno e con mangime prodotto con i metodi biologici. Per questo motivo molte aziende che si occupano di coltivazioni biologiche dispongono anche di allevamenti. Il mangime dato agli animali può essere considerato biologico solo se il suo contenuto biologico supera il 95%.
L’allevamento deve inoltre soddisfare i bisogni fisiologici ed etologici degli animali, per cui non è consentito l’utilizzo di ormoni, antibiotici e trapianto di ormoni. L’impiego di razze frutto di manipolazione genetica è vietato.
Anche le condizioni in cui vengono tenuti gli animali sono molto importanti; le strutture devono essere adeguate alla quantità di bestiame, garantendo agli animali lo spazio necessario per muoversi, sia all’interno che all’esterno.
Infine, il trasporto del bestiame dovrebbe avvenire nel modo più veloce e facile possibile, evitando assolutamente l’utilizzo di calmanti.

Certificazione bio allevamento

Le certificazioni e i loghi bio

Certificazione bio Euro Leaf

Come abbiamo già accennato, la certificazione biologica viene assegnata dall’Unione Europea, la quale stabilisce quali sono le regole e le tecniche di coltivazione da seguire.
L’etichetta che designa un prodotto come biologico è nota come “Euro-leaf” (che potete vedere qui a sinistra), obbligatoria dal 1 luglio 2010 in base al Reg. CE n. 271/2010.
Per poter ottenere la certificazione, degli enti di controllo designati devono verificare che le direttive UE vengano applicate nel modo corretto.

Le condizioni da rispettare sono le seguenti:

  • Il 95% degli ingredienti di origine agricola proviene da agricoltura biologica;
  • La confezione riporta i nomi del produttore e del venditore e il codice dell’organismo che si è occupato di controllare l’ultima operazione prima della messa in vendita;
  • I due cicli produttivi biologico e convenzionale sono stati separati, anche durante il trasporto;
  • Il prodotto è stato analizzato presso laboratori che operano con metodi analitici ad alta sensibilità.

Secondo la normativa sarebbe vietato utilizzare la dicitura “biologico” nelle etichette e nelle pubblicità, se il prodotto non ha ricevuto la certificazione ufficiale. Purtroppo, ancora oggi, molti loghi e marchi contengono la parola “bio” solo per motivi di marketing, senza avere alcuna certificazione. Di conseguenza, non fidatevi di alcun marchio che contenga termini come “bio”, “eco” o “green” a meno che non vediate il logo “Euro-leaf” sulla confezione.
Accanto al logo dell’UE, è permesso apporre simultaneamente anche altri loghi nazionali, locali o privati. Fra le tante certificazioni esistenti, ve ne proponiamo alcuni che sono sinonimo di affidabilità:

CCPB

CCPB
Si tratta del primo organismo di certificazione italiano nel settore del biologico, sia in base al fatturato che al numero di prodotti certificati. Con sede a Bologna, opera in molti settori oltre all’agroalimentare, come il cosmetico e il tessile. Sulla pagina ufficiale potete trovare un elenco di tutti i partner del consorzio e delle altre certificazioni esistenti.

Biosiegel

Biosiegel
Biosiegel è il logo nazionale con cui vengono contraddistinti i prodotti biologici in Germania. Dal 2001 il logo può essere utilizzato se vengono rispettate le direttive emanate dall’Ufficio Federale per l’Agricoltura e l’Alimentazione. Una delle condizioni necessarie, ad esempio, è che gli alimenti trasformati contengano almeno il 95% di ingredienti provenienti da agricoltura biologica.

AB-France

AB-France

Il logo AB, acronimo di Agriculture Biologique, è di proprietà del Ministero dell’Agricoltura, dell’Alimentazione della Pesca e dello Sviluppo Rurale Francese. La certificazione è molto conosciuta e diffusa in Francia e differisce dalla normativa europea per la produzione biologica (Reg. CE 834/2007) solo per la presenza di regole più ferree per la salvaguardia del benessere degli animali.

Perché il biologico costa di più?

I prezzi dei prodotti biologici costano in genere almeno il 15-20% in più rispetto ai prodotti ordinari. Se ad esempio si prendono in considerazione alcuni alimenti che si consumano frequentemente nelle case degli italiani, ovvero pasta, passata di pomodoro, olio extravergine d’oliva, farina e biscotti, si noterà che la spesa arriva a costare anche il 97,18% in più se si decide di mangiare esclusivamente prodotti bio. I prezzi si riferiscono a quelli attualmente presenti nella grande distribuzione di una città come Roma.

ProdottoPrezzo prodotto standardPrezzo prodotto biologicoDifferenza in percentuale
Spaghetti di grano duro 500 g0,80 €1,50 €87,5%
Passata di pomodoro 700 g1,05 €1,66 €58,1%
Olio di oliva extravergine 1 l6,15 €14,40 €134,1%
Farina 1 kg0,75 €1,49 €98,7%
Frollini al latte 350 g1,59 €3,30 € 107,5%
Tale differenza di prezzo è giustificata dal fatto che le rese produttive delle coltivazioni e degli allevamenti bio sono generalmente più basse di quelle tradizionali e dall’insufficiente ottimizzazione dei costi di produzione, come quelli di trasporto. Ad esempio, accade spesso che le materie prime biologiche non siano prodotte a poca distanza l’una dall’altra e che occorra percorrere chilometri per trasportarle; questo è dovuto al fatto che il mercato del bio è in fase di espansione, quindi il volume della produzione bio ancora non giustifica l’ottimizzazione della logistica e dei trasporti dedicati solo al settore biologico.
Anche nel processo di trasformazione si presentano dei costi aggiuntivi legati alle misure per evitare contaminazioni tra bio e non bio, come ad esempio le operazioni di pulizia in tutte le fasi della produzione e le analisi chimiche sia sulle materie prime che sui prodotti finali. A questi vanno sommati infine i costi di certificazione che impattano tutti gli anelli della catena, dal produttore agricolo al commerciante all’ingrosso.

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