Chi fa uso di uno smartwatch lo ritiene un compagno insostituibile per la comodità e per le misurazioni che è in grado di fare, che non si fermano al numero di passi o alle calorie bruciate durante il giorno. Apple e Samsung stanno lavorando a ritmo sostenuto per inserire nuovi sensori nei propri smartwatch e, quindi, nuove funzioni utili alla tutela della salute di chi li indossa.
A febbraio, Apple ha depositato presso l’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti (USPTO) un sensore capace di rilevare informazioni dal sudore e questo la dice lunga su quanto i produttori di orologi intelligenti intendano superarsi l’un l’altro sul mercato.
Ora, sia il colosso di Seul sia quello di Cupertino stanno lavorando a un sensore in grado di misurare la glicemia nel sangue e, stando ai numeri, questa sovrapposizione di intenti non è affatto casuale.
I dati più recenti evidenziano che, al mondo, ci sono circa 500milioni di persone di età compresa tra i 20 e i 79 anni che soffrono di forme diverse (e quindi più o meno gravi) di diabete e, non di meno, le stime parlano di numeri in aumento, ovvero 642milioni di persone nel 2030 che diventeranno 783milioni nel 2045.
Alla luce di questi dati appare sensato che Apple e Samsung investano in smartwatch utili tanto al monitoraggio costante della salute quanto alla prevenzione.
Gli smartwatch sono strettamente legati agli smartphone, ed è anche per questo che i due produttori giocano molto sui wearable da associare agli iPhone da un lato e agli smartphone Samsung dall’altro.
Al momento non si sa se la nuova generazione di sensori sarà già presente sui prossimi smartwatch oppure sarà necessario attendere qualche anno in più, appare però chiara la commistione tra monitoraggio della salute e modelli di business: nuove app, presumibilmente in abbonamento, per avere dati aggiornati in tempo reale e potere ricostruire l’evoluzione dei valori vitali o, come nel caso dei diabetici, dei valori del glucosio nel sangue.