5 Fattori decisivi per la scelta del multimetro
1. Misurazioni
Un multimetro, chiamato anche tester o multitester, è uno strumento, come il nome stesso suggerisce, capace di misurare diverse grandezze principalmente elettriche, ma alcuni modelli possono offrire anche misurazioni aggiuntive grazie all’incorporazione di alcuni sensori (ed esempio umidità, luminosità, temperatura ecc.).
Prima di addentrarci nelle caratteristiche di questo strumento di misurazione dobbiamo specificare che ci occupiamo qui unicamente di multimetri digitali palmari: non prenderemo in considerazione dunque i multimetri analogici, il cui utilizzo è ormai limitato ad applicazioni molto di nicchia, né i multimetri da banco per uso specialistico.
Misurazioni di grandezze elettriche
Di base tutti i multimetri nascono come voltmetri, e misurano dunque la tensione elettrica (o differenza di potenziale), sia continua (DC), sia alternata (AC). È dunque questa la misurazione che troverete sempre su qualunque multimetro.
Vi sono altre due misurazioni ormai estremamente comuni anche nei modelli di fascia molto bassa:- Corrente elettrica: misurata in ampere (simbolo: A), indica la quantità di energia passante per il circuito testato
- Resistenza elettrica: misurata in ohm (Ω), indica quanta resistenza l’elettricità incontra nel transito
Altre misurazioni comuni nei multimetri di fascia media e alta sono:
- Frequenza: misurata in hertz (Hz), indica il numero di giri completi del circuito effettuati dall’elettricità in un secondo (nei circuiti AC)
- Ciclo di lavoro: misurato in percentuale, indica per quanta parte del tempo di misurazione il circuito è attivo, attraversato dunque da elettricità
Altre misurazioni
Come abbiamo più sopra accennato, poi, vi sono multimetri che integrano dei sensori aggiuntivi che permettono di rilevare anche altre misurazioni, anche non legate strettamente ad un circuito elettrico che si voglia testare.
Fate però attenzione a non prendere la presenza di questi sensori come una garanzia automatica di alta qualità del tester, soprattutto quando questi si trovino su un modello a basso costo: in questi casi, infatti, l’aggiunta di sensori dal basso costo di produzione è utilizzata strategicamente per conferire un maggiore valore percepito all’articolo.
- Temperatura: attraverso l’uso di un sensore accessorio oppure integrato (spesso presente nei modelli a pinza) il multimetro può rilevare la temperatura di un apparecchio o di un ambiente. Si può sempre scegliere se usare la scala Celsius o Fahrenheit
- Rumore: in molti modelli è possibile convertire la rilevazione da volt a decibel (dB). Solo in qualche caso il multimetro ha un microfono ambientale integrato per la rilevazione dei suoni
- Umidità: con l’integrazione di un igrometro il multimetro è in grado di rilevare la percentuale di umidità in un ambiente
- Luminosità: integrando infine un fotosensore il multimetro può misurare anche l’intensità di una fonte luminosa
2. Accuratezza
Appurato che un multimetro offra tutte le misurazioni di cui abbiamo bisogno e magari anche qualche comodo extra, è di fondamentale importanza che lo strumento sia preciso, e restituisca dunque misurazioni accurate.
A determinare l’accuratezza di un multitester sono sostanzialmente due parametri: la sua risoluzione e la sua precisione. Vediamo queste caratteristiche una per una.
Risoluzione
Quando si parla di risoluzione riferita a un multimetro si intende il livello di dettaglio che questo può raggiungere nelle misurazioni. Vale a dire, sostanzialmente, quanti numeri dopo la virgola può mostrare nelle rilevazioni più deboli e quante cifre sopra la virgola in quelle più potenti.
Cifre e count
Il principale indicatore della risoluzione di un multitester è dunque, molto semplicemente, il numero di cifre che il suo display può mostrare. La risoluzione viene espressa in due modi: contando il numero di cifre fisicamente supportate dal display o con il numero massimo che il display può mostrare (chiamato in inglese “count”, spesso indicato nelle specifiche italiane come “punti”), che non necessariamente corrisponde al massimo potenziale dato dal numero di cifre. Cerchiamo di chiarire meglio cosa intendiamo con la seguente tabella:
Cifre | Conteggio (Count) | Commercializzato come |
---|---|---|
3 ½ | 1.999 | 2.000 count |
3 ¾ | tra 2.999 e 9.999 | tra 2.000 e 10.000 count, a seconda della limitazione |
4 ½ | 19.999 | 20.000 count |
Nella prima colonna, “Cifre”, troviamo una dicitura sempre meno usata dai produttori, che però ci dice quante cifre il display può mostrare. Prendiamo il primo valore, 3 ½: questo ci fa capire che il display, come quello in foto qui sopra, mostra tre cifre e mezza, dove la “mezza” è la prima cifra, quella tutta a sinistra, che in questo caso può essere solo o “0” o “1” (il numero più alto che il display può mostrare è dunque 1999). Lo stesso vale per 4 ½: il display, in esempio qui sopra, mostra quattro cifre piene e mezza (qui il numero massimo è 19.999).
Più complesso è il caso di 3 ¾: in questi casi l’ultima cifra è, almeno teoricamente, “piena”, come nel display in foto qui sopra, ma interviene una limitazione a livello di software che limita il conto massimo a un numero variabile a seconda del modello (compreso tra 2999 e 9999).
Il perché intervenga questa limitazione e non si chiami semplicemente questo tipo di display “a quattro cifre” è dovuto di solito alla precisione del multimetro, che vedremo tra poco. Diciamo soltanto, molto sommariamente, che il margine di errore della misurazione detta il limite in funzione della tollerabilità dell’errore stesso.
Maggiore è il “count”, minore è il margine d’errore, più preciso è il multitester. La progressione è solitamente questa:
- 2000 count: multimetri con accuratezza 0,5%
- 3200 count: multimetri con accuratezza 0,3%
- 4000 count: multimetri con accuratezza 0,25%
- 6000 count: multimetri con accuratezza 0,15%
Vista la poca immediatezza del sistema a cifre, non stupisce che sempre più produttori adottino di preferenza la sola indicazione dei “count”, che comunica in maniera semplice e intuitiva al cliente quale sia la cifra massima che il display può mostrare.
Cosa succede allora quando la nostra misurazione “sfora” il massimo che il display ci può mostrare? Molto semplicemente la misurazione passa all’ordine di grandezza successivo: se con un multimetro da 2000 count facciamo una misurazione in mV e il valore rilevato supera la soglia dei 2000 mV, il multimetro cambia l’unità di misura in cui tale grandezza è espressa, mostrandola automaticamente in V. Il display passerà quindi da 1999 mV a 2 V.
Precisione
Cosa si intende per precisione?
La precisione è un valore percentuale che descrive il margine d’errore possibile in questa misurazione: naturalmente più basso è il valore percentuale, maggiore è la precisione della misurazione. Un margine d’errore appena accettabile non dovrebbe essere mai più alto dello 0,5%, mentre un margine molto buono è al di sotto dello 0,1%.
Precisione di base
La precisione di un multitester è sempre dichiarata dai produttori come “precisione di base“: si tratta di un valore che fa riferimento esclusivamente alla precisione nelle misurazioni in volt su circuiti in corrente continua, che in tutti i casi è la misurazione più precisa di tutte quelle che un multimetro può effettuare.
Margine di incertezza
In alcuni casi, poi, sulle schede tecniche dei produttori l’indicazione della precisione può essere accompagnata da un numero, tipicamente 2 o 3: questo completa l’informazione in percentuale comunicando all’utilizzatore che al margine d’incertezza percentuale bisogna aggiungere un conteggio di ±2 o 3. Proseguendo nell’esempio che abbiamo già fatto, supponiamo che il nostro tester da 0,5% abbia un conto aggiuntivo di 3 e quello da 0,1% abbia un conto aggiuntivo di 2. Nella nostra misurazione dobbiamo aggiungere ±3 al margine di variazione del tester meno preciso: si passa quindi da un margine inferiore di 99,5 a uno di 99,2, e da un margine superiore di 100,5 a uno di 100,8 V. Allo stesso modo, nel caso del tester da 0,1%, passiamo da 99,9 di margine inferiore a 99,7, e da 100,1 a 100,3 V di margine superiore.
Precisione nelle altre misurazioni
Tutto quanto finora detto, ripetiamo, riguarda unicamente le rilevazioni in volt su circuiti a corrente continua. Per quanto riguarda le altre misure elettriche, quelle in A e in Ω, il produttore specifica solitamente caso per caso quale sia il margine d’errore anche per queste misurazioni.
Per le misurazioni su circuiti AC i valori di riferimento sono accurati per i segnali in onda sinusoidale. Per avere un multimetro accurato con tutti i tipi di onda è necessario un modello contrassegnato come “True RMS“.
Una nota sulla calibrazione
Quando si acquista un multimetro bisogna essere consapevoli che la sua precisione andrà gradualmente deteriorandosi nel corso del tempo.
La rapidità con cui questo accade varia però moltissimo da modello a modello: in generale i tester destinati ad un uso professionale o comunque molto frequente si degradano molto più lentamente rispetto ai tester di qualità inferiore destinati più che altro all’hobbistica. Consigliamo comunque di leggere il libretto d’istruzioni prima di effettuare l’acquisto: qui, solitamente, il produttore indica ogni quanto tempo si raccomanda di far calibrare il multimetro (tipicamente, nel primo anno, si consiglia una frequenza di due mesi).
La calibrazione non consiste però nella ritaratura del modello, ma semplicemente in un test che accerta quale sia, se presente, il grado di deviazione dalle specifiche di precisione “di fabbrica”.
La frequenza della calibrazione si può diradare anche molto se il modello si dimostra stabile.
3. Funzioni
In aggiunta alle misurazioni pure e semplici, un multimetro è solitamente accompagnato da alcune funzioni che permettono di semplificare il processo della misurazione, ma anche di testare un più ampio ventaglio di apparecchiature elettriche. Possiamo distinguere tra alcune funzioni molto comuni, che si trovano in molti casi anche su modelli di fascia bassa, ed altre più rare, messe a disposizione solo da multimetri sofisticati o pensati per usi specifici.
Le funzioni più comuni
Vediamo ora brevemente quali sono le funzioni più comuni da trovare sui multimetri:
- Test batterie: con questa funzione (in foto qui sotto) è possibile testare le batterie da 1,5 o 9 V, servendosi dei puntali in dotazione al multimetro
- Indicatore di continuità: si tratta di un allarme sonoro che avvisa l’utilizzatore quando la corrente è continua
- Test del diodo: con questa funzione si può verificare il funzionamento di un diodo qualunque
- Hold Data: questa funzione serve a “bloccare” la rilevazione sul display in modo da dare tempo all’utilizzatore di leggerla in quelle situazioni in cui la luminosità è scarsa, e ci si deve dunque spostare dal luogo della misurazione, o per avere le mani libere di usare i puntali, poiché il tester mantiene la rilevazione anche se la funzione “Hold” viene attivata prima di partire con la misurazione
- Regolazione del fondo scala: impostazione manuale della rilevazione massima oltre la quale il tester si deve bloccare. Dovrebbe essere la più vicina possibile alla misurazione massima che ci aspetta, così da ottenere una lettura precisa ed esattamente nell’ordine di grandezza desiderato, ad esempio 200 V se si vuole testare un circuito da 100 V nominali
- Auto-range: questa funzione serve invece a regolare automaticamente il fondo scala
Le funzioni speciali
Come abbiamo detto sopra, vi sono poi alcune altre funzioni meno comuni, che si possono trovare sui multimetri di qualità migliore. Ricordiamo le principali tre, ma tenete comunque presente che se ne possono trovare anche altre su modelli particolari:
- Rilevazione contactless: questa funzione permette di rilevare la presenza di tensione elettrica senza entrare in contatto con il circuito. Può essere utile anche per rilevare ad esempio il tracciato di cavi in un muro, e può essere associata ad un metal detector
- Test transistor: contrassegnata dal simbolo “Hfe” (vedi foto sotto), questa funzione permette di riconoscere il tipo di transistor che vogliamo testare, ovviamente utile nei casi in cui questo non ci sia noto o non sia possibile risalirvi
- Grafico a barra: simula la misurazione di un multimetro analogico, più veloce rispetto a quella digitale (che richiede tempo per l’elaborazione delle cifre) sebbene meno accurata
4. Sicurezza
Trattandosi di strumenti di misurazione destinati ad entrare in contatto con i circuiti elettrici, è di fondamentale importanza che i multimetri siano sicuri, e permettano dunque di rilevare le misurazioni senza esporre a pericoli anche fatali gli utilizzatori.
Possiamo affermare che ogni singolo utilizzo costituisce uno stress per il multitester, che viene di volta in volta attraversato da tensioni in alcuni casi anche molto elevate e deve essere in grado di sopportarle per un periodo di tempo sufficiente ad effettuare una rilevazione.
La maggiore o minore resistenza di un multimetro dipende moltissimo dai materiali costruttivi con cui è realizzato, che possono essere più o meno resistenti al passaggio della tensione. Ne consegue che usare un multimetro dai componenti troppo fragili per misurare tensioni elevate può risultare nel danneggiamento irreversibile dello strumento, nel suo surriscaldamento o nel peggiore dei casi nello sviluppo di una fiamma.
Vediamo allora come valutare il grado di sicurezza offerto da un multimetro.
Gli standard europei per i multimetri
Proprio per la potenziale pericolosità di questo strumento se esposto a una corrente più intensa di quella che è in grado di sopportare, lo standard europeo CEN EN61010 stabilisce quattro categorie di multimetri in base proprio alla loro robustezzai.
Le categorie individuate, che vedete nella tabella sottostante, indicano dunque per quali utilizzi ogni multitester è idoneo:
Categoria | Uso |
---|---|
CAT. I | Testare correnti, tensioni e potenze molto basse, in apparecchi non connessi direttamente a una presa elettrica |
CAT. II | Testare correnti, tensioni e potenze di impianti elettrici casalinghi, a fase singola |
CAT. III | Testare motori, pannelli e prese di distribuzione, a fase tripla |
CAT. IV | Testare correnti, tensioni e potenze molto alte, come in quadri di distribuzione generale o di grandi impianti |
Fusibili in ceramica o vetro
La maggior parte dei multimetri di Cat. II e superiori monta fusibili in ceramica dalla capacità elevata (20 kA o più), e sono dunque molto meno soggetti al rischio di esplosione più comune nei più fragili fusibili in vetro.
In tanti casi l’assegnazione di una categoria anche alta si può basare unicamente sulla presenza di fusibili ceramici, ma per una protezione veramente efficace è necessario che il multimetro sia dotato di altre misure di sicurezza.
Altri requisiti minimi
Ad esempio, è importante che vi sia una protezione contro il sovratensionamento, così come va verificata la presenza di un interruttore autoresettante (polyswitch). Questi rappresentano i requisiti minimi indispensabili per un multimetro davvero sicuro.
Ulteriori protezioni
Fin qui ci siamo occupati della protezione dell’utilizzatore del multimetro dai rischi connessi al lavoro su impianti elettrici, e della protezione del multitester stesso dai danni da sovratensionamento.
Trattandosi però di uno strumento che in molti casi viene usato in cantieri anche a cielo aperto, è necessario che la sua integrità sia salvaguardata anche su altri versanti.
In particolare questi sono gli aspetti di cui suggeriamo di sincerarsi prima dell’acquisto:
- Impugnatura antiscivolo: un buon multimetro dovrebbe avere un buon grip in gomma morbida per prevenire accidentali cadute di mano dello strumento
- Rivestimento antiurto: solitamente accoppiato al grip antiscivolo, questo protegge l’integrità del tester in caso di caduta. In qualche caso è rimovibile
- Impermeabilità: un multimetro idoneo al lavoro in cantiere dovrebbe essere immune alle infiltrazioni di acqua e di polvere. Un buono strumento avrà una protezione IP67, dunque sarà completamente protetto dalle infiltrazioni di polvere e resistente all’immersione fino a 1 m di profondità
- Classe d’isolamento: su alcuni multimetri è presente anche una protezione isolante, una ulteriore garanzia di sicurezza contro il fulminamento. Si tratta di una protezione di classe II
5. Praticità d’uso
Da ultimo, spendiamo ancora qualche riga per parlare di altre caratteristiche di un multimetro che, se non ne influenzano le prestazioni, possono comunque renderne più o meno comodo l’utilizzo.
Vediamo dunque quali sono gli accessori che un multitester può avere in dotazione, quali caratteristiche possa avere il suo display (al di là di quelle di cui abbiamo già parlato circa la risoluzione) e quali batterie siano necessarie al suo funzionamento.
Accessori
Il pacchetto accessori di un tester può essere più o meno ricco. La dotazione minima prevede i soli puntali: si tratta di due cavi, uno nero e uno rosso, da connettere al multimetro. Questi sono dotati di due punte metalliche da mettere a contatto con il circuito, la batteria, il diodo o altro che si voglia testare, e permettono dunque la misurazione. Alcuni altri accessori possono essere:
- Un paio di pinze, che sostituiscono i due estremi dei puntali e permettono così più facilmente la misurazione con una mano sola
- Un paio di pinze a coccodrillo, che si possono agganciare e lasciare sul posto lasciando così le mani libere
- Un laccio da polso, per assicurare a voi il multimetro e prevenire cadute accidentali
- Un laccio generico, per fissare il multimetro a qualunque tubo o trave e lasciarlo così nei pressi del circuito da testare
- Un supporto da banco, di solito estraibile dal retro del tester, per poggiarlo in verticale su una superficie piana
- Una torcia incorporata, per illuminare un ambiente scuro
Display
Il display di un multimetro non è solitamente di grandi dimensioni, ma se ne possono trovare di più piccoli e di più grandi. Nella maggioranza dei casi si tratta di semplici display LCD in bianco e nero, ma qualche modello più sofisticato adotta un piccolo schermo a colori dalla discreta risoluzione.
Naturalmente più il display è grande più è facile da leggere, e maggiore è il numero di dati e informazioni che può presentare allo stesso tempo.
Una caratteristica che può essere interessante in relazione alle condizioni in cui si vorrà usare il multimetro è la retroilluminazione dello schermo: questa si trova su parecchi modelli, anche di fascia bassa, e in alcuni casi si può anche regolare su diversi livelli di intensità.
La sua presenza chiaramente permette di leggere agevolmente le misurazioni anche quando ci si trova in presenza di poca luce ambientale.
Batteria
Il multimetro digitale palmare è uno strumento portatile, dunque non è mai alimentato da rete elettrica, nemmeno quella a cui viene collegato per l’esecuzione dei test: c’è sempre una batteria che alimenta il display e le eventuali altre funzioni che la richiedano (come la torcia). Nella maggior parte dei casi, almeno nei modelli di buona qualità, si tratta di una normale pila da 9 V, che possono bastare per un centinaio di ore di funzionamento circa. In altri casi l’alimentazione avviene attraverso gruppi da 3 o 6 batterie tipo AA. In ogni caso non si tratta mai di una batteria interna, ma sempre di pile usa e getta.
Altre feature
Ci sono poi altre feature, sebbene meno comuni, che si possono trovare in un multimetro. Ad esempio, alcuni modelli particolarmente indicati per i meno esperti offrono un sistema di illuminazione degli ingressi da usare in base alla misurazione che si deve effettuare, così da non sbagliare ad inserire i cavi nei rispettivi plug.
Invece, nei modelli più professionali è a volte presente la possibilità di collegare il multimetro in tempo reale a un terminale, sia esso un computer, un tablet o uno smartphone. Tale collegamento può avvenire tramite connessione WiFi, più sicura perché non espone il terminale ad eventuali sbalzi di tensione, oppure tramite cavo USB, che invece può presentare qualche rischio in più in caso di danneggiamento del multimetro.
Altri fattori da tenere in mente per la scelta del multimetro
I materiali sono importanti?
Come abbiamo già avuto modo di osservare, i materiali costruttivi sono di fondamentale importanza non solamente per la longevità di un multimetro, ma anche e soprattutto per la sicurezza di chi lo utilizza. È importante infatti che il multitester abbia fusibili ad alta capacità (più di 20 kA), in ceramica, e che siano presenti ulteriori misure contro il rischio di esplosione, incendio e surriscaldamento dello strumento.
Inoltre, anche i materiali di rivestimento esterno contribuiscono alla sicurezza del multimetro: questo deve infatti essere protetto da cadute accidentali con un buon rivestimento antiurto, e idealmente dovrebbe anche essere protetto contro le infiltrazioni di polvere e acqua, in particolare quando si tratta di uno strumento da usare in cantieri edili e comunque all’aperto.
La marca è importante?
Sì, è importante considerare la marca di un multimetro, in particolare se cerchiamo uno strumento da usare molto e che ci duri per parecchi anni. Da questo punto di vista la migliore marca è senza dubbio Fluke, che produce strumenti ad alta precisione, solidi e con un tasso di degradazione molto basso, così come Agilent, Tektronix e TTI. Marchi di qualità inferiore, ma di conseguenza anche dai prezzi più abbordabili e restando nel campo delle misurazioni abbastanza precise, sono l’emergente Brymen, insieme a Lafayette e UNI-T.
Ricordiamo come sempre, inoltre, che i maggiori marchi hanno una presenza più capillare anche sul territorio italiano, e sono più facili da contattare qualora serva assistenza e ogni volta si voglia inviare il tester a fare la calibrazione. Chi desidera un multitester di qualità professionale, dunque, dovrà orientarsi verso uno di questi marchi, che propone multimetri dal costo di 200 € circa già nella fascia più bassa.
Il prezzo è importante?
Al di là di quello che abbiamo appena affermato, e cioè che i migliori tester professionali, anche entry level, costano dai 200 € in su, il prezzo è senz’altro da considerare come indice piuttosto accurato della qualità di un multimetro, non soltanto perché, come abbiamo sottolineato, l’uso di materiali costruttivi migliori e più sicuri comporta il lievitare del prezzo, ma anche perché maggiore il prezzo, più versatile lo strumento (più misurazioni e più funzioni a disposizione).
Restando invece nell’ambito dei multimetri non professionali, destinati dunque all’hobbistica, questi sono considerevolmente più economici, ma anche meno duraturi (soprattutto se se ne fa un uso intenso) e soprattutto meno precisi. I prezzi vanno da meno di 20 €, per strumenti di Cat. II con le sole misurazioni di base (V, A e Ω), a circa 150 € per modelli di Cat. IV forniti di tutte le misurazioni che abbiamo sopra descritto, tutte le funzionalità e con un grado di precisione maggiore (sebbene ancora lontano da quello degli strumenti professionali). Una fascia intermedia è quella tra i 50 e i 100 €, che comprende multimetri di Cat. III o talvolta IV, di solito forniti di tutte le misurazioni ma non di tutte le funzioni possibili.