I migliori interruttori differenziali del 2024

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Dati tecnici

Valore di sicurezza

30

30

30

30

30 mA

Tasto T

Tipologia

A

AC

AC

A

AC

Con interruttore magnetotermico

Portatile

Punti forti

Ottimo standard di sicurezza

Con interruttore magnetotermico

Struttura di alta qualità

Ottimo standard di sicurezza

Prezzo molto contenuto

Recensione completa
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I fattori decisivi per la scelta di un interruttore differenziale

Cos’è un interruttore differenziale

Un interruttore differenziale, più comunemente chiamato salvavita, è uno di quei dispositivi domestici che tutti noi dobbiamo avere installato per legge sull’impianto elettrico. Ci permette di stare più tranquilli all’interno delle nostre mura nel caso in cui si verifichi una dispersione di corrente elettrica o di un guasto a terra. Grazie al suo funzionamento, l’interruttore differenziale permette di proteggere le persone dai contatti diretti e indiretti con la corrente. Con una spesa che si può tranquillamente definire irrisoria, si riesce ad aumentare notevolmente lo standard di sicurezza di un qualsiasi impianto elettrico in uso, che sia esso industriale o domestico non importa.

Interruttore differenziale a cosa serve

Il funzionamento di un interruttore differenziale

Il funzionamento di un interruttore differenziale si basa sulla capacità di effettuare una semplice operazione di calcolo fra la corrente elettrica in entrata e quella in uscita dall’impianto in cui esso viene montato. Questa, che banalmente non è altro che una semplice differenza matematica, ci permette di ottenere un determinato valore chiamato IΔN. Sarà proprio questo numero che andrà successivamente ad identificare quello che dovrà essere il comportamento dell’interruttore differenziale, quindi il blocco dell’impianto ed altro.

Interruttore differenziale come funziona

    Bisogna tenere a mente una serie di sigle molto importanti:
  • IN: indica molto semplicemente la corrente nominale su cui il nostro interruttore differenziale lavora costantemente e che deve essere coerente con l’impianto su cui esso è montato;
  • IΔN: si tratta di quel valore, come anticipato, relativo alla differenza fra la corrente in uscita e la corrente in entrata presente all’impianto e che procederà o meno a far scattare l’interruttore una volta che il circuito si andrà ad aprire;
  • UN: in questo caso va ad indicare la tensione nominale di impiego, cioè la capacità in Volt con cui l’impianto lavora (comunemente sono 230 V per gli impianti civili).

Come è realizzato un interruttore differenziale

Un interruttore differenziale è solitamente composto da tre parti:

  • L’ingresso, tramite cui l’impianto farà passare la corrente elettrica in entrata;
  • Il corpo centrale e di controllo, su cui troviamo i simboli IN e IΔN ed il tasto T su cui andare ad agire;
  • L’uscita, da cui analogamente la corrente riprenderà il suo flusso dentro l’impianto e nei singoli collegamenti.
    Interruttore differenziale costruzione

Tasto T

Su ogni interruttore differenziale, o salvavita, è presente un pulsante di test. In genere questo è caratterizzato dalla lettera T maiuscola e permette di andare a testare il corretto funzionamento della parte differenziale.
Essendo uno strumento di prova, come tale andrebbe utilizzato. Nello specifico, per questioni di sicurezza è consigliato effettuare una prova di test almeno una volta al mese. In questo modo saremo in grado di assicurarci che l’interruttore differenziale funzioni perfettamente ed in secondo luogo che protegga gli utenti da eventuali contatti con parti in tensione.

Scelta dell’interruttore differenziale

Sul mercato sono presenti varie tipologie di interruttori differenziali che potremo andare ad acquistare e successivamente installare nel nostro impianto elettrico:

  • Interruttore differenziale puro;
  • Interruttore differenziale con pulsante magnetotermico;
  • Interruttore differenziale portatile.

Interruttore differenziale puro

L’interruttore differenziale puro è uno strumento che potremmo definire come sensibile unicamente alla corrente di guasto verso terra. Tuttavia il suo più grosso limite, che poi vedremo successivamente risolto, è l’incapacità di andare a gestire delle situazioni in cui si vanno a creare delle sovratensioni di corrente che purtroppo non sono poi così rare.

Interruttore differenziale puro

Alla base del funzionamento c’è la prima legge di Kirchhoff, ovvero: la corrente che entra in un nodo deve essere uguale alla corrente che ne esce. Attraverso i morsetti posti in entrata ed in uscita, un interruttore differenziale puro calcolerà il valore IΔN che eventualmente andrà ad azionare la bobina di sgancio per bloccare l’impianto e salvaguardarne l’integrità. Tutto ciò avverrà solo se il valore che si andrà a calcolare sarà superiore anche a quello che possiamo definire come soglia di tolleranza.

Interruttore differenziale con pulsante magnetotermico

Anche nel caso di questa tipologia di interruttore differenziale, ovvero con pulsante magnetotermico, avremo l’interruzione tempestiva del flusso di corrente elettrica. A differenza del modello prima citato, qui abbiamo un prodotto costituito da due parti: una prima parte magnetica ed una seconda parte termica.
Andando in ordine, la prima parte, quella magnetica, lavora in maniera tale da andare a verificare costantemente la regolarità del flusso di corrente, rilevando l’eventuale presenza di un cortocircuito dovuto alla differenza fra la tensione in entrata e quella in uscita.
La seconda componente, quella termica, non si basa sulla presenza di sovraccarichi nell’impianto elettrico: al suo interno è presente una semplice lamina di metallo che tenderà a piegarsi sempre di più con l’aumentare del calore nell’impianto, fino a compiere il classico scatto qualora la temperatura divenga troppo elevata, mandando in blocco l’impianto elettrico.

Interruttore differenziale magnetotermico

Interruttore differenziale portatile

Potrà sembrare strano, ma esistono anche degli interruttori differenziali portatili. Sono stati pensati ad esempio per chi viaggia spesso e vuole comunque avere una certa sicurezza anche fuori dalle proprie mura domestiche per evitare delle spiacevoli sorprese.
Di dimensioni piuttosto contenute, le dinamiche del suo funzionamento sono tanto semplici quanto assimilabili a quelle degli interruttori differenziali puri, ad esempio. L’unica differenza sostanziale consiste nella presenza di una presa per la corrente a 220 V tradizionale che permetterà di collegarlo al nostro impianto elettrico tramite una comune spina a muro. Una volta effettuato questo semplice passaggio, non dovremo fare altro che utilizzare la presa di corrente messa così a disposizione con qualsiasi genere di apparecchio elettrico. In caso di blocco non si verificherà nessun problema, perché a scattare non sarà l’intero impianto ma solamente l’apparecchio appena collegato all’interruttore.

Interruttore differenziale portatile

Classificazione degli interruttori differenziali

È possibile realizzare una classificazione degli interruttori differenziali in base alla forma d’onda della corrente di dispersione verso terra. Analizzata questa forma e la relativa sensibilità del dispositivo possiamo andare a classificare i seguenti tipi di interruttori differenziali:

  • Tipo AC: sono gli interruttori che vengono comunemente utilizzati solo per la corrente alternata e che vengono montati all’interno di buona parte degli edifici civili che ci circondano, come nelle nostre case;
  • Tipo A: vengono utilizzati invece sia per la corrente alternata e/o per la corrente pulsante con componenti continue. Sono alimentati direttamente dalla rete elettrica e non prevedono l’utilizzo di trasformatori di isolamento. La rilevazione, in caso di dispersione di corrente continua, arriva fino a 6 mA;
    Interruttore differenziale tipologia
  • Tipo B: generalmente si tratta di interruttori che vengono sfruttati all’interno di grossi complessi industriali. Servono per azionamenti o inverter per l’alimentazione dei motori di macchine industriali come ascensori o rampe di carico, ad esempio. Funzionano con corrente di guasto verso terra di tipo alternato e concorrente pulsante unidirezionale. Si parla di bassa sensibilità in questo caso con una corrente differenziale superiore ai 30 mA, mentre si parla di alta sensibilità quando si è fra i 10 e i 30 mA;
  • Tipo F: si possono considerare a metà strada fra gli interruttori di Tipo A e B e sono sviluppati direttamente per la protezione contro i contatti diretti con la corrente elettrica quando si utilizzano apparecchi dotati di inverter monofase. Sono in grado di gestire carichi di corrente con dispersioni continue fino a 10 mA prevedendo i classici sganci improvvisi e l’interruzione del flusso elettrico.

Installazione

L’installazione di un interruttore differenziale va fatta in maniera corretta e a norma di legge. È quindi assolutamente sconsigliato procedere in autonomia e/o sulla base delle proprie conoscenze amatoriali. La Legge 46/90 stabilisce le regole relative all’installazione, progettazione e certificazione degli impianti elettrici per un utilizzo sicuro dell’energia elettrica. Viene quindi previsto l’obbligo di lavorare sugli impianti solamente da parte di personale qualificato o professionisti abilitati allo svolgimento di questa mansione con certificazione che lo attesti.
Successivamente alla realizzazione delle singole operazioni, è obbligatorio, da parte dell’impiantista, il rilascio di un certificato di conformità che confermi la qualità dell’impianto ed il rispetto delle normative a regola d’arte. In assenza di questo certificato, l’impianto non potrà essere verificato e ritenuto congruo con gli standard di sicurezza. C’è un ulteriore problema che si può verificare qualora stiate andando ad installare un interruttore differenziale su un impianto già preesistente e un po’ datato. Può succedere che il tecnico specializzato si imbatta in una situazione che, in quel preciso momento, non rispetti più gli standard di sicurezza minimi e che, quindi, prevede la necessità di un intervento urgente. Solamente una volta che le problematiche siano state completamente risolte ed eliminate, si potrà procedere al completamento dell’installazione ed al successivo rilascio del certificato di conformità per il regolare utilizzo dell’impianto.

Interruttore differenziale installazione

Normative

Non sussiste però soltanto l’obbligo di certificazione da parte di un operatore autorizzato in fase di installazione. Ognuna delle quattro tipologie degli interruttori differenziali che abbiamo identificato in precedenza è associata ad una normativa regolamentare molto rigida e che assolutamente deve essere rispettata. Vi sono due normative europee per due gruppi di interruttori differenziali:

  • CEI EN 61008-1: fa riferimento agli interruttori differenziali di tipo A e AC, ovvero i modelli che non prevedono gli sganciatori di sovracorrente;
  • CEI EN 62423 : fa riferimento invece ai modelli F e B e prevede, tra le altre cose, il divieto di utilizzare tali modelli nei sistemi di alimentazione in corrente continua.

Le domande più frequenti sugli interruttori differenziali

Come sostituire un interruttore differenziale?

Per la sostituzione di un interruttore differenziale, così come per l’installazione ex novo, è obbligatorio richiedere l’intervento di un tecnico specializzato che dovrà rilasciare un certificato di conformità dell’impianto. Non si può assolutamente procedere in autonomia.

Quando scatta l’interruttore differenziale?

Quando l’interruttore differenziale scatta per un problema dovuto alla differenza di corrente in entrata e in uscita, bisogna andare ad intervenire su di esso. L’interruttore in sé e per sé va riattivato agendo prima sul tasto T e poi sollevando la leva posta accanto ad esso. Se tutto funziona correttamente, i pulsanti dovrebbero rimanere posizionati sullo stato ON o acceso; se ciò non avviene vuol dire che è presente un guasto sul circuito o sul salvavita stesso, per cui è opportuno richiedere anche in questo caso l’intervento di un tecnico elettricista.
Se si pensa ad una modalità di riarmo (cioè riattivazione) solamente manuale, ad oggi è più che mai sbagliato. Il classico interruttore non è più l’unica soluzione esistente, dal momento che la tecnologia ha fatto ovviamente grandi progressi anche in questo campo. Possiamo infatti agire, a seconda del modello di interruttore, in uno dei seguenti tre modi:

  • Manualmente: alla vecchia maniera, intervenendo su tasti e leve posti sull’interruttore;
  • Automaticamente: dopo alcuni secondi dallo scatto, il riarmo avviene in maniera del tutto indipendente e senza la richiesta di intervento da parte di una persona. Se l’interruttore scatta una seconda volta, allora è richiesto l’intervento di un elettricista poiché è avvenuto lo spostamento sul riarmo manuale;
  • Con interruttore connesso: l’IoT ha permesso di poter collegare anche un prodotto come un interruttore differenziale ad una rete Wi-Fi, la quale notificherà, su una apposita applicazione, l’avvenuto scatto dell’interruttore. Il riarmo non sarà automatico, ma l’utente potrà verificare lo status dell’impianto direttamente dal proprio smartphone con un semplice tap.