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I migliori gin giapponesi del 2024

Confronta i migliori gin giapponesi del 2024 e leggi la nostra guida all'acquisto.

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Dati tecnici

Tipologia

London dry/Distilled gin

Distilled gin

Distilled gin

Distilled gin

Distilled gin

Provenienza

Giappone

Giappone

Giappone

Giappone

Giappone

Botanical

Foglie di bambù, cipresso, zenzero, tè verde, ginepro, limone, radice di giaggiolo, pepe sansho, shiso, yuzu.

Fiori e foglie di ciliegio giapponese, yuzu, tè gyokuro, tè sencha, pepe sansho, ginepro, arancia, limone, cannella, coriandolo

Amanatsu, kabosu, yuzu, shequasar, mela, pepe sansho, angelica, coriandolo, ginepro, limone, arancia

Yuzu, tè verde, fiori di ciliegio, ginepro, pepe sansho, liquirizia, angelica, arancia

Coriandolo, zenzero, tè verde, hinoki, ginepro, limone, mandarino, arancia, shiso, yuzu

Gradazione

45,7%

43%

47%

43%

47%

Punti forti

Il primo gin giapponese moderno

Bottiglia in vetro soffiato molto bella

Produzione limitata

Bottiglia molto elegante

Distillato con botaniche autoctone giapponesi

Profilo aromatico molto vario

Ideale come base per cocktail e long drink

Realizzato con quattro agrumi autoctoni del Giappone

Gradevoli note floreali e agrumate

Piacevoli note agrumate

Realizzato con insoliti botanical giapponesi

Aroma floreale e leggermente speziato

Gusto molto originale

Prodotto con acqua di montagna purissima

Realizzato con un mix di botanical giapponesi

Realizzato con un mix di botanical giapponesi

Realizzato con un mix di botanical giapponesi

Recensione completa
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Il gin giapponese

Negli ultimi anni il whisky giapponese ha acquisito lo status di bevanda di culto tra gli intenditori, al punto che le sue scorte si stanno esaurendo a un ritmo allarmante. Ora il Paese sta applicando le sue meticolose tecniche di distillazione anche alla produzione del gin, per la gioia di tutti gli amanti di questa bevanda.
Esistono diversi motivi per cui il Giappone è un luogo ideale per la produzione del gin. In primo luogo, la base del distillato. Infatti, nonostante il gin si possa considerare un nuovo esperimento per molte delle distillerie giapponesi, spesso viene prodotto a partire da uno spirito di base perfezionato per generazioni: lo shochu di riso, da cui deriva un gin molto delicato e morbido al palato.
Poi ci sono i botanical. Sebbene il ginepro sia la componente dominante, il gin è aperto a vaste interpretazioni per quanto riguarda l’inclusione di altri ingredienti. E il Giappone è ricco di prodotti unici che sono ormai conosciuti a livello mondiale (si pensi al tè verde) e che contribuiscono a creare gin immediatamente familiari, ma distintamente giapponesi.

gin giapponese
In questa pagina andremo a scoprire le origini della produzione del gin in Giappone e successivamente daremo un’occhiata ad alcuni dei gin giapponesi più popolari o interessanti del momento. Per saperne di più sul gin in generale vi invitiamo invece a consultare la nostra guida all’acquisto dedicata.

La produzione del gin giapponese

Anche se quello dei gin giapponesi è un trend piuttosto recente, la produzione di questa bevanda in Giappone non è nuova. Suntory, una delle due principali distillerie nipponiche, aveva lanciato un London Dry con l’etichetta Hermes Dry Gin già nel 1936, ma la bevanda non ha mai riscosso particolare successo. Il primo gin giapponese moderno è stato lanciato quindi soltanto nel 2016 con l’apertura di The Kyoto, la prima distilleria dedicata esclusivamente alla produzione del gin.

gin giapponese primo gin
Il suo Ki No Bi si colloca ben al di fuori del profilo tipico del London Dry e infatti ha riscosso sin da subito un enorme successo, tanto da indurre Suntory a lanciare nel 2017 Roku, un gin ormai famosissimo basato anch’esso su botanical giapponesi. Da allora, decine di marchi si sono fatti strada nei menù dei migliori cocktail bar del mondo e nelle collezioni private degli intenditori.

Ingredienti

Mentre la maggior parte dei gin giapponesi è prodotta con acquavite neutra di riso, orzo o mais derivata dalla produzione di shochu o whisky, una nuova ondata di distillatori ha iniziato a utilizzare ingredienti più di nicchia come base del distillato, dalla patata dolce alla canna da zucchero. Questo perché, a differenza di quanto avviene in Europa, la produzione del gin non è regolamentata da alcun disciplinare.
Come dicevamo, il processo di aromatizzazione dei gin giapponesi è incentrato su botanical autoctoni: tra questi troviamo sakura (fiori di ciliegio), hinoki (cipresso giapponese), koyamaki (pino ombrello), gyokuro (un tè verde molto ricercato), pepe sansho e molte varietà di agrumi indigeni come lo yuzu.

gin giapponese sakura
I botanical vengono accuratamente selezionati e raccolti a mano per dar vita a gin che molte distillerie costruiscono attorno a sei categorie di sapori: base (aromi classici), agrumi, tè, erbe, spezie e fiori. In molti stabilimenti i botanical vengono macerati e distillati separatamente prima della miscelazione per distinguerne meglio gli aromi.
Sebbene sia difficile attribuire un profilo gustativo comune ai gin artigianali giapponesi, si può dire che presentino caratteristiche che li distinguono dalle loro controparti occidentali. Che siano floreali e delicati, maltati e morbidi o vivaci e agrumati, il ginepro passa solitamente in secondo piano.

I migliori gin giapponesi

Roku Gin

Non potevamo non cominciare dal gin giapponese più famoso di tutti, cioè quello prodotto dal gigante del whisky Suntory. In giapponese roku vuol dire “sei”, che corrisponde al numero dei botanical autoctoni utilizzati per realizzare questo distillato. Troviamo infatti fiori e foglie di ciliegio, tè verde sencha (coltivato al sole) e gyokuro (coltivato all’ombra), pepe sansho e scorza di yuzu. Ciascun ingrediente è distillato separatamente e infuso in un’acquavite a base di cereali, a cui si aggiungono ingredienti più tradizionali come ginepro, angelica, cardamomo, cannella, coriandolo, arancia e limone.
Il riferimento al numero sei si ritrova anche nella splendida bottiglia esagonale in vetro soffiato, su cui sono incisi dei motivi floreali. Il blend di questo gin è un omaggio alle quattro stagioni, visto che i sei botanical principali vengono raccolti in periodi diversi dell’anno al momento di massima fioritura.

Roku è un gin dal carattere aromatico, erbaceo e armonioso, perfetto per chi preferisce un sapore di ginepro meno marcato. Ha un aroma iniziale dolce e floreale, molto piacevole con i suoi sentori di fiori di ciliegio, che poi lascia il posto agli agrumi e al tè. Il sapore è deciso, con pesanti note vegetali e un’importante amarezza tannica dovuta allo yuzu e ai due tipi di tè verde. Il finale è invece molto secco, caldo e speziato grazie al pepe sansho.
Gli intenditori vorranno gustarlo liscio per provare a individuare i singoli botanical, mentre i bevitori occasionali dovrebbero provarlo con un Martini, dal momento che Roku non si presta particolarmente alla preparazione del gin tonic.

Etsu Handcrafted Gin

La parola giapponese etsu significa “piacere” e questo gin fa del suo meglio per ricreare questa sensazione. Viene prodotto sull’isola di Hokkaido con acqua di montagna filtrata al carbone, proveniente da una delle zone più incontaminate del Giappone.
La bottiglia colpisce per la sua bellezza e si fa notare su qualsiasi bancone. Sull’etichetta si nota un bellissimo disegno che ricorda le antiche stampe giapponesi, dove il colore del mare richiama quello del tappo.

Per quanto riguarda la composizione, le piante che crescono naturalmente sul suolo vulcanico di Hokkaido svolgono un ruolo fondamentale nel fornire le note floreali per cui questo gin è famoso. Per il resto, si può solo ipotizzare cos’altro venga usato per aromatizzare questo distillato, visto che non se ne conosce la ricetta ufficiale. È molto probabile che questa preveda botanical nativi dell’isola come bacche, fiori di ciliegio, tè verde, agrumi e pepe; ma quali vengano utilizzati esattamente rimane un mistero che contribuisce ad accrescere il fascino di questo gin.
Al naso predominano le note floreali e la fragranza persistente dello yuzu. Anche all’assaggio si fanno sentire le note agrumate, che risultano perfettamente in equilibrio con i sentori floreali. Una nota amara suggerisce la presenza di tè verde nel bouquet dei botanical, mentre il ginepro, certamente presente, non è uno dei sapori più evidenti di questo gin.
I distillatori suggeriscono di aggiungere un po’ di menta per aiutare a bilanciare le note agrumate del gin, ma in realtà non ce n’è bisogno. Etsu Gin è adatto ad essere servito sia da solo, sia con una tonica o una ginger beer.

Ki No Bi Kyoto Dry Gin

Ki No Bi è il primo gin moderno prodotto in Giappone. Nato nel 2016 da una scommessa dei proprietari di The Kyoto Distillery, specializzati fino a quel momento nel settore del whisky, ha dato vita a un trend che ha coinvolto i maggiori distillatori del Paese e interessato gli appassionati di gin di tutto il mondo.
Ki No Bi significa “la bellezza delle stagioni” ed è stato realizzato all’insegna dell’armonia. È un gin artigianale prodotto in piccoli lotti e ispirato allo stile del London Dry, però con una forte influenza giapponese nei botanical che lo avvicina anche ai gin contemporanei. Si parte da un’acquavite di riso, poi distillata con botanical separati in base ai gruppi aromatici di cui abbiamo parlato in precedenza: la base comprende ginepro, giaggiolo e hinoki (una specie di cipresso giapponese il cui legno è dolce e terroso); l’agrumato viene da yuzu e limone, mentre lo speziato dallo zenzero; il floreale comprende shiso e foglie di bambù; per finire, troviamo la nota erbacea del pepe sansho e quelle del tè verde.

È uno di quei gin che ha bisogno solo di un cubetto di ghiaccio per essere apprezzato. Il gusto è intenso, con strati di sapori differenti, ma tutti ben legati tra loro. È dominato da note agrumate sia al naso, sia al palato, ma emergono anche note di ginepro e pino che conferiscono una rinfrescante sensazione erbacea e terrosa, con un finale particolarmente secco.
Abbinato a una tonica leggera e a una fetta di lime, Ki No Bi può dare un buon gin tonic, ma sono le note agrumate dello yuzu a emergere piuttosto che quelle del ginepro. In alternativa, vi consigliamo un gin basil smash: le note di tè e le spezie aggiungeranno profondità al drink, mentre il profilo aromatico degli agrumi si sposa perfettamente con quello del basilico.

Nikka Coffey Gin

Assieme a Suntory, Nikka è uno dei due grandi nomi del whisky giapponese, con una storia che ha inizio nel 1934. Per questo gin (l’unico prodotto da Nikka) la distillazione viene effettuata negli storici alambicchi Coffey: si tratta dei primi alambicchi continui brevettati al mondo, per l’esattezza nel 1830. Il principale impianto di produzione di Nikka che utilizza questo tipo di alambicchi è quello più recente di Miyagikyo, inaugurato nel 1969.
La maggior parte dei gin viene prodotta con una base neutra (spesso ricavata dal grano) per far risaltare i botanical infusi al suo interno. Nikka, invece, utilizza il mais per conferire dolcezza al distillato e l’orzo per introdurre note di cereali. A questo blend viene poi aggiunta una serie di botanical dal tocco distintivo giapponese, a cominciare da quattro agrumi tipici del territorio: lo yuzu (simile al mandarino), il kabosu (simile al lime), l’amanatsu (a metà tra l’arancia e il pompelmo) e lo shequasar (un ibrido tra lime e limone); completano il mix l’insolita presenza della mela e ingredienti più classici come bacche di ginepro, angelica, semi di coriandolo, scorze di limone e arancia.

La bottiglia di questo distillato è sobria e di classe, in vetro trasparente per mettere in risalto la chiarezza e la purezza dell’acquavite al suo interno, con un’etichetta semplice ed elegante.
Al naso, Nikka Coffey Gin presenta note audaci di agrumi e scorza di limone, seguite da note di pino e pepe. Al palato è molto più complesso: inizialmente i sentori di agrumi si mescolano a una piacevole sensazione oleosa in bocca, che porta con sé sia un tocco dolce, sia pepato. Sul finale prende una piega erbacea e amara.
Nikka Coffey Gin ha un sapore davvero unico, che potrebbe non piacere a tutti per via delle intense note agrumate, ma che è in grado di dare complessità ai cocktail. I fan dei gin contemporanei come il Malfy con limone o Bombay Sapphire Premier Cru devono fare attenzione: questo non è il solito gin agrumato, ma qualcosa di completamente diverso. È un gin sofisticato e ricercato che non assomiglia a nessun altro prodotto sul mercato, per questo consigliamo di aggiungerlo alla vostra collezione per sorseggiarlo liscio.

Tenjaku Gin

Tenjaku è una distilleria di whisky situata a Fuefuki, nella prefettura di Yamanashi, una zona circondata da montagne e rinomata per essere la principale regione produttrice di pesche e uva del Giappone. Dopo aver vinto il titolo di migliore distilleria dell’anno, nel 2022 Tenjaku ha deciso di lanciare il suo primo gin, con un prodotto a metà tra un classico London Dry e un moderno gin distillato.
Con una raffinata bottiglia su cui spicca il disegno di un’allodola, simbolo del marchio, Tenjaku è un insolito gin a base mista: due terzi di cereali e un terzo di canna da zucchero, con una composizione botanica di ispirazione giapponese piuttosto standard. Ritroviamo anche qui il tè verde, lo yuzu e il pepe sansho. L’ingrediente più originale del Tenjaku Gin è la pesca di Yamanashi, raramente utilizzata come botanical, a cui si aggiungono aromi più tradizionali come bacche di ginepro, arancia, radice di angelica e corteccia di cassia.

Il risultato è un gin armonico e bilanciato che al naso presenta note di yuzu e di miele, mentre al palato è leggermente speziato con note di arancia di Siviglia e pepe. Il ginepro si avverte sul finale, ma senza sovrastare gli altri sapori.
Tenjaku è un ottimo gin per cocktail e long drink. Provatelo nel gin tonic con un’acqua tonica leggera e guarnito con pepe rosa per esaltare alcune delle sue note speziate intrinseche. La sua leggerezza si presta bene anche al Martini, guarnito con un’oliva oppure scorza di agrumi.