Il gin Bombay
Il gin vive da qualche anno un periodo di assoluta popolarità tra i consumatori. Nonostante sia già il distillato più versatile di tutti per via della varietà di botanical che possono comporlo, ultimamente ha iniziato ad evolversi sempre di più con la nascita di microdistillerie artigianali e l’ideazione dei cosiddetti “gin contemporanei”, in cui il ginepro non è più la nota predominante e trovano spazio aromi sempre più insoliti e audaci.
In questo panorama in costante evoluzione, i nomi storici del gin come Tanqueray e Gordon’s continuano ad essere i marchi più presenti dietro ai banconi dei bar, tuttavia anche i colossi del settore hanno dovuto adattare la loro produzione alla richiesta crescente di gin più variegati. Tra i big indiscussi troviamo anche Bombay, un marchio più giovane che in pochi anni ha saputo ritagliarsi un ruolo da protagonista nel mondo del gin.
In questa pagina andremo a scoprire le origini del brand inglese e del suo gin di punta, l’iconico Bombay Sapphire, ma vedremo anche quali varianti ed edizioni speciali sono state lanciate negli ultimi anni per venire incontro ai gusti di un pubblico sempre più esigente.
Storia del gin Bombay
Come abbiamo detto nella nostra introduzione, questo gin ha una storia più recente rispetto ai grandi nomi del settore. Se il Bombay Sapphire è stato lanciato ufficialmente nel 1986, la ricetta utilizzata per la sua produzione ha però origini più antiche: negli anni ’60 un imprenditore americano aveva infatti avviato la produzione di un gin chiamato Bombay Dry, basato sulla ricetta e sul metodo di produzione originali di un altro gin nato nel 1761, il Greenall’s.
Il nome Bombay Dry era un rimando all’epoca dell’impero anglo-indiano, mentre il logo era già da allora il ritratto della regina Vittoria, imperatrice d’India. Quello che distingueva veramente questo gin era il metodo di distillazione: mentre la maggior parte dei produttori di gin immergeva i botanical nello spirito come se fossero foglie di tè, nel Bombay i botanical venivano messi in un cesto di rame forato contenuto in un alambicco Carter-Head. Con questo metodo, ancora utilizzato nell’attuale distilleria, il vapore dello spirito passa attraverso i botanical, estraendone gli oli aromatici essenziali senza macerarli o alterarli e ottenendo così un profilo gustativo più delicato.
Per la particolarità della distillazione a vapore, il Bombay Dry Gin riscosse sin da subito un enorme successo e negli anni ’80 fu acquistato da un’importante azienda specializzata nella distribuzione di alcolici, l’inglese IDV (poi Diageo). Il nome ufficiale è stato cambiato in Bombay Sapphire, con riferimento al celebre zaffiro Star of Bombay il cui colore ha ispirato la bottiglia quadrata blu trasparente, un design così semplice e allo stesso tempo così rivoluzionario da consolidare il posizionamento del Bombay Sapphire come gin di lusso e icona di design.
Nel 1997 Diageo ha venduto la Bombay Spirits Company al marchio Bacardi. La nuova proprietà ha saputo dare un nuovo impulso alla strategia di marketing di Sapphire, commissionando ad artisti e designer la creazione di spettacolari bicchieri color zaffiro e coinvolgendo i baristi di tutto il mondo a inventare cocktail a base di Bombay Sapphire. Nel 2011 è stato lanciato il Bombay Sapphire East, la prima di numerose varianti, mentre nel 2014 è stata aperta l’attuale distilleria di Laverstoke Mill, le cui bellissime serre ospitano esemplari dei botanical utilizzati nei gin di casa Bombay.
Per saperne di più sulla composizione e le particolarità del Bombay Sapphire e delle sue varianti, continuate a leggere.
Bombay Sapphire London Dry Gin
La forma geometrica e il colore distintivo della bottiglia lo rendono immediatamente riconoscibile tra i gin, eppure le particolarità del Bombay Sapphire non finiscono qui. Questo gin è ottenuto tramite un processo di tripla distillazione in cui l’aroma dei botanical, come abbiamo visto, è “catturato” dal vapore dell’alcool per un risultato morbido ed equilibrato, che lo rende adatto ai palati più delicati. I dieci botanical utilizzati provengono da tutto il mondo e sono selezionati con cura dal mastro erborista Ivano Tonutti e dal suo team. Alcuni rientrano tra quelli tipici del gin, mentre altri sono più particolari: bacche di ginepro, radici di giaggiolo, bacche di cubebe (o pepe di Giava), coriandolo, liquirizia, cannella, grani del paradiso, radice di angelica, mandorle e limoni spagnoli.
Il Bombay Sapphire si può considerare un gin a metà tra i classici London Dry e i gin contemporanei, perché nasce con l’intento di allontanarsi dai gin con un forte sentore di ginepro, ma ne conserva le note distintive. Il risultato è una bevanda aromatica e agrumata al naso, in cui spicca l’acidità del limone, e incredibilmente fresca al gusto. Queste caratteristiche vengono esaltate con l’aggiunta di acqua tonica, ed è proprio con il gin tonic che il Bombay Sapphire ha saputo conquistare milioni di consumatori, dimostrando che il ginepro, se ben bilanciato, può risultare molto gradevole. La migliore espressione del Bombay Sapphire è però nel Martini, perché il suo gusto equilibrato permette di completare e armonizzare il vermut.
Il Bombay Sapphire è venduto a una gradazione di 40% ed è consigliato, paradossalmente, a chi non ama il gin e preferisce la vodka, perché non presenta il carattere fortemente erbaceo e un po’ coprente che contraddistingue i London Dry.
Bombay Sapphire East
Forte del successo di vendite del suo Sapphire, nel 2011 l’azienda lancia la prima di una serie di varianti, il Bombay Sapphire East. Le bottiglie utilizzate sono quelle classiche turchesi, ma cambia l’etichetta: non più quella bianca con bordo dorato del suo predecessore, ma un’etichetta dallo sfondo blu scuro su cui spicca un simbolo di ispirazione asiatica.
Il nome è infatti un omaggio all’Estremo Oriente, dove Ivano Tonutti ha trascorso molto tempo alla ricerca dei migliori botanical. Oltre al bouquet di base troviamo anche i grani di pepe nero vietnamita e la citronella thailandese, ancora una volta riuniti nell’infusione a vapore in alambicco Carter-Head.
I due nuovi aromi si avvertono fin dall’inizio, ma tutto sommato il Bombay Sapphire East rimane abbastanza fedele alla linea adottata da Bombay: non sentirete forti note alcoliche e il gin risulterà speziato, ma anche morbido. Una combinazione interessante e rara da trovare.
Imbottigliato ad un volume del 42%, è nel complesso molto più leggero di altri classici London Dry Gin per via delle note leggermente agrumate e del processo di infusione a vapore, che come abbiamo spiegato smorza l’intensità dei botanical. Andando oltre le convenzioni in un momento in cui la rinascita del gin era solo all’inizio, la nuova linea di Bombay Sapphire ha predetto in modo quasi inquietante la direzione del mercato del gin. Oltre dieci anni dopo, Bombay Sapphire East rimane un gin affidabile e ben fatto: la scelta dei botanical, tra cui spicca il pepe nero, lo rende perfetto per un buon gin tonic, ma abbastanza versatile da sostituire l’originale in qualsiasi altro drink.
Star of Bombay
Se il Bombay Sapphire è considerato un gin premium, lo Star of Bombay è espressamente stato lanciato come la variante super premium, come si evince anche dal nome, che è lo stesso del prezioso zaffiro di cui abbiamo parlato in precedenza, e dalla bottiglia, che ricorda quella di un profumo pregiato.
Questa era inizialmente un’edizione speciale del Bombay Sapphire, venduta a partire dal 2015 per celebrare l’apertura della nuova distilleria di Laverstoke Mill. L’idea del master distiller Nik Fordham era quella di partire dalle note “di testa” del Bombay Sapphire e di sperimentare nuovi botanical per creare “un gin da bere da solo” alla maniera dei cognac, infatti la gradazione è ben sopra la media rispetto ai gin tradizionali, con un volume del 47,5%.
La proporzione dei botanical di base è diversa da quella del Bombay Sapphire, così come la provenienza di alcuni di essi: ad esempio, vengono utilizzati tre tipi diversi di bacche di ginepro, tra cui uno meno maturo, e varietà differenti di coriandolo e angelica. Anche in questo caso, la differenza principale la fa l’aggiunta di due botanical speciali: il bergamotto calabrese, che conferisce note agrumate diverse da quelle classiche del limone, e l’ambretta, che dà al gin una nota floreale e muschiata tipica dell’industria dei profumi.
Durante l’infusione a vapore gli alambicchi lavorano ad una temperatura più bassa, il che influisce sulla pressione del vapore e sulla durata del processo di distillazione, che dura in media tre ore in più rispetto a quella standard e permette un’estrazione più intensiva degli oli essenziali contenuti nei botanical.
Ottimo anche come digestivo, lo Star of Bombay non è sicuramente un gin rivoluzionario, ma con soli due nuovi ingredienti il marchio è riuscito a creare un altro prodotto di successo. E se da un lato potrebbe non conquistare chi non ama i gin molto intensi, dall’altro i fan del brand non possono lasciarsi sfuggire questa speciale variante, che può essere utilizzata in tutti i cocktail classici a base di gin.
Bombay Dry Gin
È il più classico dei gin prodotti dal marchio inglese ed è venduto in una bottiglia decisamente sobria e non contraddistinta dal colore turchese che ha reso famoso il Bombay Sapphire.
Questo London Dry Gin si ispira alla ricetta originale del 1761, con 8 dei 10 botanical utilizzati per il Bombay Sapphire: bacche di ginepro, liquirizia, semi di coriandolo, radice di angelica, radice di giaggiolo, mandorle amare, corteccia di cassia (cannella) e scorza di limone.
Questo gin ha un gusto deciso, ma per quanto sia molto più simile ai gin incentrati sul ginepro, il suo profilo gustativo risulta tutto sommato ben bilanciato. Si tratta in definitiva di un buon London Dry da usare come base per long drink e cocktail, ma se siete appassionati di questa tipologia di gin troverete sicuramente migliori prodotti in commercio.
Bombay Bramble
Negli ultimi anni abbiamo assistito al boom dei pink gin, e anche Bombay si è inserita in questo trend lanciando nel 2020 Bombay Bramble. Si tratta del gin meno convenzionale finora prodotto dal marchio, che inizia con il Bombay Dry Gin come base a cui si aggiungono aromi naturali di more e lamponi raccolti al culmine della maturazione. Non ci sono zuccheri aggiunti e la profonda tonalità rosso-violacea è il risultato di un’infusione naturale di carote nere e ribes nero.
Fruttato e fresco, meno alcolico (37,5%), ma in qualche modo comunque classico, si avverte sicuramente che non si tratta di un gin rosa dolcificato e non naturale. Sorprendentemente, il ginepro si fa ancora sentire al naso, nonostante la nota di frutti di bosco dominante.
Bombay Bramble è destinato esclusivamente alla miscelazione, dove funziona piuttosto bene. È perfetto come base per il gin tonic o per qualsiasi altro cocktail estivo a base di gin, specialmente quelli più agrumati.
Bombay Sapphire Sunset
Nel 2021 Bombay ha lanciato sul mercato due nuovi gin a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro. Il primo, Bombay Sapphire Sunset, è un’edizione speciale ispirata ai colori e al calore del tramonto. La bottiglia ha la classica forma quadrata blu del Bombay Sapphire e l’unica differenza è l’etichetta, su cui i colori del sole al tramonto sfumano verso il blu.
Combinando i dieci botanical caratteristici del Bombay Sapphire, Sunset ne ha introdotti altri tre: curcuma indiana, cardamomo bianco e scorza di mandarino spagnolo. Il risultato è un gin speziato e complesso, ma ottimamente bilanciato e piacevole da bere.
Con le sue spezie calde e ricche di sapore, è un gin ideale per le serate autunnali e invernali. La casa produttrice consiglia di gustarlo in un “Sunset & Tonic”, accompagnato da una fetta d’arancia e anice stellato per esaltarne al meglio i botanical.
Bombay Sapphire Premier Cru
Pochi mesi dopo il Bombay Sunset è arrivato sul mercato Premier Cru, una variante destinata a rimanere a lungo sul mercato, a differenza dell’edizione limitata appena vista. Quando abbiamo parlato del Bombay Sapphire abbiamo detto che questo gin ha delle spiccate note agrumate, e questa versione pone l’accento proprio su questi sapori con l’aggiunta di agrumi spagnoli ai botanical di base. Troviamo limoni Fino, mandarini e arance dolci Navel, tutti coltivati nello speciale microclima di Murcia.
È un gin prodotto in piccoli lotti (da qui il nome Premier Cru), accuratamente realizzati dalla nuova master distiller Anne Brock. I protagonisti di questo gin sono i limoni, che provengono da una raccolta tardiva e sono sbucciati a mano per poi venire maturati al sole del Mediterraneo nei mesi invernali, per garantire la massima intensità di aromi e sapori agrumati.
Consigliamo di berlo in un gin tonic fresco e frizzante, guarnito solo con una scorza di limone, oppure in un French 75, con succo di limone fresco, zucchero e champagne.
Per finire, se siete fan del marchio Bombay Sapphire vi ricordiamo che nei negozi online potrete trovare anche bottiglie non più o non ancora reperibili nei supermercati italiani, come ad esempio Bombay English Estate, la prima edizione limitata della distilleria inglese, uscita nell’estate 2019 e infusa con una miscela di menta, rosa canina e nocciole tostate; oppure Bombay Citron Pressé, lanciato nel 2022 e realizzato con succo fresco di limoni mediterranei.