I migliori gin del 2024

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Dati tecnici

Tipologia

Dry gin

London dry gin

Dry gin

London dry/Distilled gin

Dry gin

Provenienza

Germania

Inghilterra/Scozia

Germania

Giappone

Italia

Botanical

Ginepro, lime, limone, mandorla, acacia, angelica, salvia, prugnolo, peccio, chiodi di garofano, lavanda, gelsomino, noce moscata, cardamomo, mirtilli rossi, cannella etc.

Ginepro, coriandolo, radice di angelica, liquirizia

Ginepro, macis, liquirizia, lavanda, rosmarino, camomilla, radice di angelica, scorze di agrumi

Foglie di bambù, cipresso, zenzero, tè verde, ginepro, limone, radice di giaggiolo, pepe sansho, shiso, yuzu.

Ginepro, limone, rosa, iris, rosmarino, lavanda, maggiorana, salvia

Gradazione

47%

43,1%

45%

45,7%

43%

Punti forti

Realizzato con 47 botanical raccolti a mano

Ricetta originale del 1830

Piacevoli note floreali e fruttate

Il primo gin giapponese moderno

Da produzione artigianale italiana

Intense note floreali

Distintivo sapore dei quattro botanical di base

16 botaniche raccolte a mano

Profilo aromatico molto vario

21 botaniche raccolte a mano sulle colline di Portofino

Aroma complesso e sofisticato

Per gli amanti del gin con forti note di ginepro

Cambia colore da blu a rosa aggiungendo acqua tonica

Realizzato con insoliti botanical giapponesi

Piacevoli note agrumate, floreali ed erbacee

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Come scegliere il gin

Il gin è una delle bevande alcoliche più conosciute al mondo e negli ultimi anni è diventato particolarmente apprezzato anche in Italia grazie alla popolarità crescente del long drink a base di gin più in voga di tutti: il gin tonic.

bottiglia di Bombay Sapphire accanto a bicchiere di gin tonic guarnito con kumquat e lime
Gli amanti di questa bevanda possono contare su una grandissima varietà di prodotti sul mercato, infatti si può scegliere tra i sapori più classici e le nuove tendenze dagli aromi fruttati e i colori accesi. Si calcola che nel solo Regno Unito, patria del gin, il numero delle distillerie sia aumentato da 180 a oltre 440 in soli 5 anni, tanto da portare gli inglesi a coniare il termine “ginaissance” (rinascimento del gin) per descrivere il momento di grande successo che sta vivendo questa bevanda.
Tuttavia, quando l’offerta è così ampia può essere difficile scegliere il gin che meglio si adatta al proprio palato. Sia che vi piaccia gustarlo da solo o in un cocktail, è consigliabile conoscere alcuni aspetti fondamentali del gin prima di fare la vostra scelta.

Le origini del gin

Il termine gin deriva dalla traduzione in inglese e abbreviazione della parola olandese “jenever“, un distillato a base di cereali aromatizzato al ginepro da cui si è poi evoluto il gin. L’invenzione del jenever è comunemente (ed erroneamente) attribuita al chimico olandese Franciscus Sylvus nel XVII secolo, la cui intenzione originale era quella di creare un elisir che curasse i soldati che si ammalavano nelle Indie Orientali. Tuttavia, l’impiego di un medicinale a base di ginepro fu già documentato alcuni secoli prima, e secondo la tesi più accreditata fu creato proprio in Italia, dove i monaci della Scuola Medica Salernitana sperimentarono la distillazione dell’alcool con il ginepro coltivato nel loro orto botanico allo scopo di preservare le proprietà curative della pianta.

bacche di ginepro su un ramo
Furono però i piccoli distillatori olandesi e fiamminghi a favorire la produzione e distribuzione di massa di questa bevanda, di cui l’Inghilterra divenne in pochi anni un importante mercato. Durante la Guerra dei trent’anni (1618-1648), infatti, le truppe britanniche si erano unite ai soldati olandesi nella lotta contro l’esercito spagnolo e avevano avuto modo di apprezzare il jenever, bevendolo prima delle battaglie per combattere la paura e la stanchezza. È proprio allora che fu coniata l’espressione inglese “Dutch courage”, coraggio olandese.
Ma fu solo qualche anno dopo che il jenever divenne veramente popolare oltremanica. Nel 1689 l’olandese Guglielmo III d’Orange fu proclamato re d’Inghilterra e impose il divieto di importazione del brandy, bevanda alcolica prodotta dai rivali francesi. Di conseguenza, la popolarità del jenever in Inghilterra divenne enorme: le cronache dell’epoca riportano che i distillatori olandesi caricavano il loro jenever su navi dirette in Inghilterra non appena prodotto, prima di poterlo lasciare riposare per un paio di mesi come facevano in precedenza.
Nel 1690, la distillazione fu liberalizzata in tutta l’Inghilterra. Ne risultò una crescita esplosiva del numero di piccole distillerie artigianali, le quali iniziarono a produrre in massa una bevanda alcolica a base di ginepro che, pur ispirandosi al jenever olandese, era di una purezza notevolmente inferiore, a causa di una combinazione di materie prime di bassa qualità e di scarsa competenza tecnologica: era nato il gin.
Il gin di allora non era la stessa bevanda che conosciamo oggi. Era un distillato più corposo, più dolce e meno puro, chiamato “Old Tom Gin”. Il nome derivava dalla placca di legno a forma di gatto nero (Old Tom) spesso apposta fuori dai pub. Sotto il cartello era presente una fessura dove i passanti assetati mettevano una moneta e ricevevano un bicchiere di gin, versato dal barista attraverso un tubo. Si pensa che l’Old Tom Gin sia l’anello mancante tra il maltato jenever e il neutro ed erbaceo London Dry Gin.
bottiglia di Langley's Old Tom Gin

Come si produce il gin

Il gin è una bevanda alcolica a base neutra che deriva dalla combinazione di alcool distillato a partire da mosto di cereali fermentato e di una specifica serie di aromi conosciuti come botanical (erbe, frutti, semi e radici di vario tipo). Per essere classificata come gin, un’acquavite deve avere il sapore predominante di bacche di ginepro, nonostante questo dato non sia effettivamente verificabile. Una normativa europea risalente al 2008 impone inoltre una gradazione alcolica non inferiore al 37,5%, cifra che generalmente non supera il 47%.
I metodi di distillazione del gin si sono evoluti e differenziati nei secoli per creare bevande dalle caratteristiche organolettiche diverse. Il metodo considerato migliore prevede l’impiego di un alambicco per riscaldare l’alcool e permettere che si impregni degli aromi dei botanical. Le principali tecniche di distillazione con alambicco sono tre.

Infusione

Si tratta del metodo di produzione più antico, durante il quale un mosto di grano fermentato viene distillato con alcool etilico all’interno dell’alambicco e poi ridistillato aggiungendo bacche di ginepro e altri aromi in una tasca di cotone o una camera posizionata sopra l’alambicco. Evaporando, l’alcool viene a contatto con le essenze aromatiche sprigionate dai botanical, e questi vapori si condensano in un liquido che viene poi mischiato con acqua per ridurne il tasso alcolico, dando così vita al gin. Questo metodo dà un sapore più delicato alla bevanda ed è utilizzato per produrre gin come l’iconico Bombay Sapphire.

Macerazione

Questa tecnica consiste nel ridistillare l’alcool direttamente con le bacche e gli altri aromi, lasciandoli macerare per 24-48 ore. Anche in questo caso, una volta completata la ridistillazione, viene aggiunta dell’acqua per ridurre il contenuto di alcool. Il risultato è una bevanda carica di aromi. Questo metodo è usato, ad esempio, nella produzione del Beefeater, che si contraddistingue per la macerazione delle bucce di limoni e arance amare.

Compound gin

Questo procedimento non prevede la ridistillazione e si basa sull’aggiunta di un concentrato di aromi o essenze artificiali. Solitamente è utilizzato per la produzione di gin industriale di qualità inferiore.

tre alambicchi per distillazione del gin

I botanical

Abbiamo appena visto che per produrre il gin è necessario che l’alcool venga a contatto con una serie di sostanze aromatiche che, assieme alle bacche di ginepro, ne determineranno il gusto. Ogni produttore utilizza una ricetta basata su un bouquet differente, a partire da un profilo aromatico di base. Questi sono i principali:

  • Classico: il ginepro è l’aroma dominante e conferisce al gin un sapore fresco e asciutto;
  • Agrumato: realizzato con scorze di limone, arancia, pompelmo, mandarino o limetta;
  • Erbaceo: fresco e dalle intense note di erbe aromatiche e radici come la menta, la liquirizia, l’anice, il basilico, il rosmarino o il timo;
  • Floreale: gusto dolce ma intenso, e meno secco rispetto agli altri. Le note possono essere quelle di giglio, rosa, gelsomino, viola o geranio;
  • Fruttato: prevale l’aroma di frutti di bosco e bacche, ma non mancano le note di frutti come l’uva o le mele;
  • Speziato: gusto ricco e intenso con note di cannella, pepe, zafferano o noce moscata.

sette botanical diversi per aromatizzare il gin

I tipi di gin

Una normativa dell’Unione Europea divide i gin in tre categorie principali in base al metodo di produzione. Queste denominazioni solitamente si trovano sull’etichetta del gin sotto al marchio del produttore:

  • Gin: a questa tipologia appartengono i compound gin di cui abbiamo parlato in precedenza, cioè alcolici non ridistillati al gusto di ginepro, creati con l’aggiunta di un concentrato di essenze;
  • Distilled gin: l’alcool viene ridistillato secondo i metodi di infusione o macerazione visti in precedenza, e a questo vengono aggiunti dolcificanti, edulcoranti o altri aromi naturali dopo la ridistillazione. Questi gin vengono chiamati anche gin contemporanei, perché le classiche note di ginepro non sono predominanti;
  • London gin: questa denominazione non stabilisce la provenienza geografica del gin, ma piuttosto il suo processo di aromatizzazione. Anche questo tipo di gin prevede la ridistillazione, ma non ammette l’aggiunta di altri aromi dopo la fase iniziale di infusione o macerazione. È fondamentalmente il tipo di gin più puro tra i tre e quello in cui le note di ginepro sono più spiccate. È conosciuto anche come London dry gin, dove la parola “dry” (secco) sottolinea l’assenza di aromi particolarmente pronunciati.

una bottiglia di gin Henderson, due di Gordon's e una di Finsbury

Detto ciò, la classificazione ufficiale dell’U.E. non include tutte le denominazioni di gin che gli appassionati di questa bevanda sono abituati a vedere nei negozi specializzati o dietro ai banconi dei cocktail bar più forniti. Diamo quindi un’occhiata agli altri tipi di gin più apprezzati dagli intenditori:

  • Barreled-aged gin: si tratta di una tendenza abbastanza recente che si ispira alla tecnica di invecchiamento del whisky in botte. In questo caso, il processo dura solo pochi mesi e conferisce al gin note legnose e speziate;
  • Navy strength gin: è una versione più forte del London Dry Gin per via della gradazione alcolica superiore al 56%;
  • Plymouth gin: è un’Indicazione Geografica Protetta che per anni ha contraddistinto il gin prodotto a Plymouth, in Inghilterra, dal London dry gin. A differenza di quest’ultimo, infatti, il Plymouth gin ha un gusto meno asciutto e più aromatico. Dal 2015 ne esiste un solo marchio, Plymouth, mentre tutti gli altri sono confluiti nella famiglia dei London gin;
  • Old Tom gin: questa bevanda si ispira ai gin dolcificati di cui abbiamo parlato in precedenza, popolari alla fine dell’Ottocento e poi soppiantati dal London gin. Piuttosto raro da trovare, è il gin utilizzato nella ricetta originale del Tom Collins;
  • New American gin o International gin: questa famiglia include tutti quei gin il cui aroma predominante non è il ginepro;
  • Sloe gin: è un liquore a base di gin, frutti di prugnolo e zucchero, dalla gradazione più bassa (circa 25%) e dal gusto molto più dolce e fruttato rispetto al gin.

bicchiere di gin liscio guarnito con una fetta di lime, sullo sfondo una bottiglia di Gin Mare

In conclusione, possiamo affermare che la scelta di un gin non è così immediata come si possa pensare, anche quando si intende mischiarlo con una bevanda analcolica in un long drink oppure realizzare un cocktail. Ci sentiamo però di aggiungere che, a meno che non vogliate sperimentare dei gin realizzati con metodi particolari, i principali fattori da tenere in considerazione sono sicuramente il profilo aromatico, cioè i botanical che ne determinano il gusto, e la tipologia (distilled o dry), che influisce sull’incisività e la purezza degli aromi presenti.
Naturalmente, la scelta dovrà anche tenere conto del budget che si intende destinare all’acquisto. Per procurarsi una bottiglia di gin di qualità discreta, infatti, non si può pensare di spendere meno di 15 € (al litro) per i London dry e 12 € per i distilled, ma parliamo in entrambi i casi dei prezzi-base, all’aumentare dei quali aumenterà anche il pregio della bevanda.

Le domande più frequenti sul gin

Si può fare il gin in casa?

Naturalmente, se non si è in possesso di un alambicco non è possibile produrre il gin secondo il classico processo di ridistillazione, ma tuttavia è possibile realizzare una bevanda aromatizzata al ginepro a partire dalla vodka. Per realizzare una delle miscele più classiche, utilizzate una bottiglia di vodka da 750 ml, 2 cucchiai di bacche di ginepro, 1 cucchiaino di semi di coriandolo, 2 baccelli di cardamomo, 2 grani di pepe, 1 bastoncino di cannella, 1 fetta di buccia d’arancia e 1 fetta di buccia di limone (entrambe senza la parte bianca). Seguite quindi questi passaggi:

  1. Sterilizzate una bottiglia o barattolo di vetro con acqua bollente;
  2. Aggiungete tutti i botanical, tranne le bucce di agrumi;
  3. Versate la vodka nel recipiente e lasciate il tutto in infusione in un luogo fresco e asciutto per 24 ore;
  4. Assaggiate la bevanda e aggiungete altri botanical di cui volete accentuare l’aroma, assieme alle bucce di agrumi;
  5. Lasciate in infusione per altre 24 ore (ma fate attenzione a non superare questo numero), dando alla bottiglia una leggera scossa almeno una volta;
  6. Versate la bevanda in un altro contenitore utilizzando un setaccio per filtrare i botanical;
  7. Lasciate riposare il liquido per un paio di giorni e filtratelo nuovamente se doveste notare altri sedimenti;
  8. Imbottigliate il gin e gustatelo nel drink di vostra preferenza.

tre cocktail a base di gin guarniti con scorza di arancia (a sinistra), fetta di arancia e limone (al centro), rosmarino e ginepro (a destra)

Qual è il miglior gin per gin tonic?

Se volete gustare un gin tonic in cui i sentori di ginepro siano molto marcati, vi consigliamo un London dry gin come il Tanqueray. Se preferite note più fresche, provate invece un distilled gin come l’Hendrick’s, aromatizzato alle essenze di cetriolo e di rosa, o lo spagnolo Gin Mare Mediterranean Gin aromatizzato alle spezie mediterranee. Trovate questi e altri suggerimenti nel nostro approfondimento sui migliori gin per gin tonic.

Qual è il miglior gin per il Negroni?

Un grande classico dei cocktail a base di gin, l’italianissimo Negroni prevede l’aggiunta di Campari e vermut rosso. La scelta dei singoli ingredienti dipende dal proprio gusto personale, ma è comunque importante ricordare che una bevanda come il Campari presenta spiccate note erbacee. Si vorrà allora accompagnarla a un gin che accentui queste note senza sovrastarle con l’aroma di ginepro. Scegliete quindi un classico London dry o un gin che presenti anch’esso note erbacee oppure speziate e agrumate, come il Beefeater London Dry o il Tanqueray No. Ten.