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I migliori amplificatori hi-fi del 2024

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Dati tecnici

Tipologia

Integrato

Integrato

Integrato

Integrato

Integrato

Canali

2

2

2

4

2

Potenza

2 x 45 W

2 x 30 W

2 x 35 W

125 W RMS

2 x 95

Impedenza

n.d.

8 Ohm

8 Ohm

8/16 Ohm

2/4/8 Ohm

Ingressi di linea

5

2

4

4

8

Porte digitali

Coassiale, 2xOttica

n.d.

USB memoria, USB x dongle BT

n.d.

Ottica, Coassiale, USB DC out

Porte analogiche

Phono MM, Jack 6,3 mm, Audio out

Phono MM, Jack 6,3 mm

Phono MM, Jack 6,3 mm, Audio out

Phono MM, Audio out

Subwoofer

Connessioni

No Internet/Bluetooth

No Internet/Bluetooth

No Internet/Bluetooth

No Internet/Bluetooth

No Internet/Bluetooth

Codec Bluetooth

Non applicabile

Non applicabile

Non applicabile

Non applicabile

Non applicabile

Classe

AB

AB

AB

AB

n.d.

Controllo remoto

Telecomando

Telecomando

Telecomando, Smartphone

Telecomando

Telecomando

Dimensioni

10,5 x 44 x 37 cm

36,7 x 29 x 16,3 cm cm

8,3 x 4,3 x 33,5 cm

43 x 12 x 29 cm

43,5 x 38,7 x 15,1 cm

Peso

7,6 kg

2,9 kg

5,6 kg

4,1 kg

9 kg

Punti forti

Ottima connettività

Buona porta cuffie

Compatibile con ricevitori Bluetooth

Ottimo per l'home theatre

Rapporto qualità prezzo

Struttura solida

Consigliato per Elac Debut 2.0 B6.2 o Bowers & Wilkins 606

Ottima gestione di bassi, percussioni e medie frequenze

Buona potenza

Estensione 10 - 100000 Hz

2 ingressi coassiali

Buon ingresso cuffie

Prezzo contenuto

Punti deboli

Senza Bluetooth

Manca il digitale

Telecomando funzionante ma progettato male

Non ideale per gli audiofili

Manca wireless

Mancano USB

Potenza non eccezionale

Mancano ingressi subwoofer

Recensione completa
Recensione completa
Recensione completa
Recensione completa
Recensione completa

Come scegliere l’amplificatore Hi-Fi

Gli amplificatori sono dispositivi fondamentali per la realizzazione di un impianto Hi-Fi completo. Nel senso più ampio possibile, la funzione principale di un amplificatore sta nel trasformare una piccola quantità di energia, aumentandola fino a raggiungere un determinato valore. Prima di analizzare i fattori più importanti da valutare prima dell’acquisto di un amplificatore, è bene fare una prima fondamentale distinzione tra gli amplificatori integrati e la combinazione di preamplificatore più amplificatore finale, che spesso sollevano molte domande tra gli utenti. Intanto cerchiamo di capire quali sono le funzioni di questi dispositivi:

Amplificatore Hi-Fi tipologie

  • Preamplificatore: si tratta di un apparecchio che permette di gestire diversi aspetti legati al segnale elettrico in entrata, come per esempio la sorgente da cui questo proviene, regolandone anche il volume e ottimizzandolo per l’amplificazione vera e propria;
  • Amplificatore finale: va necessariamente abbinato a un preamplificatore e si occupa dell’amplificazione vera e propria, indirizzandola verso le casse ad esso connesse;
  • Amplificatore integrato: un amplificatore integrato combina le due funzioni descritte qui sopra in un unico dispositivo. Si tratta di una soluzione molto diffusa, soprattutto tra gli utenti che non intendono realizzare un impianto che costi diverse migliaia di Euro.
    Amplificatore Hi-Fi integrato

C’è un dibattito molto acceso su quale soluzione sia in grado di offrire una qualità del suono migliore, teoricamente garantita dalla combinazione di preamplificatore e amplificatore finale, che eseguendo funzioni molto diverse possono garantire risultati migliori se mantenuti separati, ma impercettibili per l’utente medio. Per chi fosse alle prime armi con il mondo dell’Hi-Fi è dunque consigliabile orientarsi su un modello integrato, che richiede un investimento meno contenuto, è meno ingombrante e più facile da installare. Vediamo ora i fattori principali da valutare prima di effettuare l’acquisto di un amplificatore.

1. Canali

Il numero di canali è il numero di speaker che si possono collegare all’amplificatore hi-fi. Molto spesso si fa l’errore di comprare un amplificatore prima di aver acquistato i diversi diffusori che dovranno far parte del proprio impianto Hi-Fi. Questo può rivelarsi molto problematico, dato che è fondamentale che l’amplificatore sia in grado di supportare tutti gli speaker ad esso connessi. Nonostante l’esistenza di casse Bluetooth, quelle cablate sono ancora le preferite, per via della migliore qualità audio. Una volta decisa la configurazione del proprio sistema Hi-Fi, dunque, è importante cercare un amplificatore che disponga di un numero adeguato di canali per gli speaker cablati. Detto in parole semplici, un canale indica un percorso audio indipendente, che viene utilizzato per emettere un segnale all’amplificatore. A seconda del numero di canali a disposizione è possibile realizzare un impianto più o meno ampio, ricordando sempre che idealmente andrebbero utilizzati tutti i canali disponibili, dato che in caso contrario si sprecherebbe molta energia senza alcun motivo. Gli ingressi degli speaker sono sul retro dell’amplificatore (riconoscibili perché etichettati eloquentemente “speaker”), ognuno diviso in R e L, con una coppia di canali marcati “+” e “-“ per ogni lato. Ogni gruppo, che si compone quindi di quattro ingressi, consente di collegare una cassa, che può essere collocata vicino o più lontano all’amplificatore, ad esempio nella stanza accanto. In certi casi si tratterà di morsetti per diffusori, in altri di ingressi per cavi. Vediamo quali sono le opzioni più comuni.

Amplificatore Hi-Fi canali

Due canali

La soluzione migliore per chi cerca un amplificatore unicamente per ascoltare musica. Permette di collegare una coppia di casse e a parità di prezzo offre una qualità molto migliore rispetto ai modelli con più canali;

Cinque canali

Una buona opzione per l’home theatre, assicura una maggiore flessibilità. Permette infatti di collegare diversi speaker e subwoofer, anche se questo comporta ovviamente un maggiore ingombro e per ottenere una buona qualità del suono è necessario investire cifre più alte;

Sette canali

Una delle configurazioni più popolari per chi cerca di ricreare un vero e proprio cinema nella propria casa. Offre infatti la possibilità di gestire molte connessioni diverse, distribuendo la potenza tra tutte le casse a seconda delle proprie preferenze. Il costo è ovviamente ancora più alto, soprattutto se si cerca una buona qualità del suono.

Collegamento a ponte

Anche se molti audiofili preferiscono un amplificatore a due canali, averne a disposizione un numero maggiore può portare alcuni vantaggi. In particolare, un amplificatore multicanale offre di solito la possibilità di stabilire uno o più collegamenti a ponte, con cui è possibile connettere due diversi canali a un unico altoparlante, così da garantirgli maggiore potenza. Per esempio, se si possiede un amplificatore con cinque canali, è possibile utilizzarne due per potenziare un subwoofer, mentre gli altri possono essere distribuiti tra casse dedicate alla riproduzione di frequenze medie e alte. Va però ricordato che non tutti gli amplificatori sono in grado di supportare un collegamento a ponte, per cui è bene controllarne le specifiche prima di provare questo tipo di configurazione.

2. Potenza

Un’ulteriore fattore da tenere in considerazione riguarda la potenza dell’amplificatore e dei singoli canali di cui questo dispone. Idealmente si dovrebbe cercare di realizzare un impianto in grado di sfruttare al massimo la potenza dell’amplificatore, ma nel caso in cui fossero inevitabili delle discrepanze è fondamentale che le casse non superino la potenza dell’amplificatore. Questo può infatti portare a danni molto seri a tutto l’impianto, mentre se è l’amplificatore ad essere più potente i rischi sono decisamente inferiori. Sono diverse le specifiche da valutare quando si sceglie un amplificatore da associare alle proprie casse.

Amplificatore Hi-Fi potenza

Impedenza e Ohm

Gli Ohm (Ω) sono l’unità di misura dell’impedenza, un valore che indica la resistenza che l’amplificatore esercita sul suono. Minore è l’impedenza, maggiore sarà il segnale audio in grado di viaggiare fino agli speaker. In un amplificatore, diversi canali possono essere in grado di supportare un’impedenza diversa, motivo per cui è bene prestare attenzione alla gestione dei collegamenti con speaker esterni.

Sensibilità

La sensibilità di ingresso di un amplificatore varia a seconda delle porte utilizzate per connettere altoparlanti esterni, e indica quanto potente deve essere il segnale in entrata perché l’amplificatore possa riprodurlo con la massima efficienza, al volume più alto possibile. In sostanza, la sensibilità permette di capire quali tipi di dispositivi possiamo connettere all’amplificatore, come per esempio un lettore Blu -ray (massimo 2 V) o un giradischi (500 mV). Se l’amplificatore ha una sensibilità d’ingresso molto alta sarà in grado di passare al massimo volume possibile in un tempo molto breve, simulando una grande potenza. Proprio per questo i modelli più recenti tendono ad avere una sensibilità molto alta, e spesso è anche possibile regolarla manualmente grazie a un comando detto “gain trim“, che permette di gestire in modo più efficace la qualità del suono in uscita, così che non venga eccessivamente distorto. Uno degli input più comuni, comunque, rimane quello a 200 mV, che assicura una buona compatibilità con moltissime fonti diverse.

Amplificatore Hi-Fi sensibilità

Diciture legate alla potenza

Sono svariate le sigle legate alla potenza che si possono trovare sulle confezioni degli speaker, ed è fondamentale comprendere quali siano i valori veramente importanti per poter accoppiare senza rischi un amplificatore adatto alle nostre esigenze. Cerchiamo di capire quali sono le differenze tra le diverse diciture presenti nella grande maggioranza delle schede tecniche.

  • Potenza RMS: misurata in watt, è la più importante da considerare e indica la potenza continua che lo speaker è in grado di sostenere senza subire danni;
  • Potenza di picco: si tratta di un dato spesso ingannevole, misurato in modi diversi a seconda del produttore, che indica la potenza massima che l’altoparlante è in grado di supportare per un brevissimo istante;
  • Potenza massima: questo dato non è in realtà legato alla potenza dello speaker, ma indica piuttosto l’energia totale che questo consuma. Anche in questo caso il risultato può essere molto fuorviante, dato che normalmente il consumo energetico è maggiore rispetto alla potenza vera e propria degli altoparlanti.

3. Connessioni

Ogni amplificatore può avere un numero più o meno ampio di connessioni cablate disponibili, analogiche e digitali, dalle quali dipende la quantità e la tipologia di dispositivi che è possibile connettere all’amplificatore stesso. Se sulla parte frontale troverete i tradizionali bottoni e manopole che vi consentiranno di scegliere quale riproduzione avviare, ciascun dispositivo andrà collegato tramite cavo sul retro. Tuttavia, il mondo di oggi va verso il più pratico wireless, perciò vale la pena iniziare dividendo le tipologie di connessioni, per poi elencare quelle che potrete trovare sull’amplificatore hi-fi che state valutando. 

Tipologia

Connessioni analogiche
Sono indispensabili per l’ascolto del segnale audio analogico, prediletto dagli audiofili per l’elevata qualità del suono. Esempi tipici sono i dischi in vinile prodotti fino agli anni ’70, dato che quelli prodotti negli ultimi anni sono masterizzati in digitale. L’esempio più comune è quello dei cavi RCA, che vedremo più avanti trattando gli ingressi di linea. Gli RCA sono forse la tipologia di ingresso analogico più comune in assoluto, diffusa già dagli anni Cinquanta e spesso utilizzata per la connessione di dispositivi a bassa tensione. In certi casi includono anche un terzo cavo per il collegamento video, per quei modelli di amplificatore hi-fi che possono gestire anche i segnali video che tecnicamente andrebbero chiamati sintoamplificatori.

Connessioni digitali
Tutte le tracce audio legate all’audio in streaming, CD, DVD e vinili prodotti ai giorni nostri sono in formato digitale. La qualità del suono dipende dal codec integrato nell’amplificatore e nello strumento sorgente, per cui, ad esempio, se l’amplificatore supporta il codec FLAC non ci sarà alcuna compressione audio. La mancanza di ingressi digitali comporta la necessità di un adattatore, che deteriorerebbe la qualità acustica. Tuttavia, oggi praticamente tutti gli amplificatori includono ingressi idonei a ospitare cavi elettrici o in fibra ottica per la trasmissione in digitale.

Connessioni senza fili
Quando l’audio viaggia in aria la possibilità che la qualità sia inferiore è alta, perché la portata di banda rende necessaria una compressione. La qualità massima raggiungibile dal vostro amplificatore dipenderà dallo standard radio e dai codec integrati. Ad esempio, nel caso del Bluetooth il codec sempre in dotazione è l’SBC ad elevata compressione, ma i produttori che integrano un profilo con codec più avanzati, come l’ALAC o l’AptX HD, sono molto attenti a comunicare questa piccola eccellenza ai consumatori.

Amplificatore Hi-Fi connessioni

Ingressi di linea

I cosiddetti ingressi di linea sono ingressi raggruppati insieme, riguardano l’input audio stereo di tipo analogico e sono idonei ad ospitare cavi di tipo RCA. Hanno in comune il fatto di essere in grado di supportare segnali elettrici da 1 a 4 V, dove l’amplificazione necessaria è limitata. Vanno utilizzati, per esempio, per collegare lettori DVD, Blu-Ray e CD. Tipicamente sono quelli etichettati con Tuner, AUX L/R, CD o DVD. Come detto, sono tutti elettricamente equivalenti: le etichette stampate dal produttore accanto a ciascun ingresso servono per aiutarvi a sapere cosa dovete schiacciare sulla pulsantiera di fronte per poter accedere a quel canale specifico, un po’ come si fa con i barattoli in cucina con scritto sale e zucchero: se invertite i contenuti non succede niente, basta non prendere il barattolo sbagliato quando condite. Quello che non è equivalente è il Phono, vediamo perché.

Ingresso Phono MM/MC

Questo ingresso analogico, detto Phono, ha anch’esso spazio per due cavi (R e L), ma ha un voltaggio diverso. Se lo usate, probabilmente avrete bisogno di collegare anche la messa a terra (segnalato con “Ground” o “GND”) nell’apposito ingresso che gli troverete accanto. La versione più comune è la Phono MM, che generalmente viene usata per i giradischi a magnete mobile o altri dispositivi che possono emettere un segnale in uscita di pochi millivolt. In questo caso, dunque, per poter ottenere una riproduzione adeguata è necessaria un’amplificazione molto maggiore. Se manca l’ingresso Phono sull’amplificatore serve per forza un pre-amplificatore per mettere in comunicazione amplificatore e giradischi tramite cavi diversi dal Phono (a meno che il pre-amplificatore non sia integrato nel giradischi stesso), perciò se avete un giradischi MM privo di pre-amplificatore (o preamplificatore phono, o pre-phono, o stadio-phono che dir si voglia) e avete questa esigenza, è bene farci caso. Se invece siete nella nicchia di consumatori con un giradischi a bobina mobile avrete bisogno di un ingresso Phono MC.

Uscita Subwoofer

L’uscita subwoofer, o Out Sub, serve per collegare una cassa subwoofer pre-amplificata (subwoofer attivo) che spinga sui bassi e che dia loro corpo. Se questa porta specifica dovesse mancare, per collegare la cassa extra dovrete usare la porta Pre-out oppure quella Audio-out, ma nel secondo caso potrebbe accadere che il subwoofer funzioni solo con una sorgente audio e non con tutte quelle collegate.

Uscita Pre-out

Anche la porta Pre-out, o Pre-amp subwoofer, serve per collegare il subwoofer attivo all’amplificatore, oppure  un amplificatore finale di potenza. Il collegamento ricade su tutti gli ingressi di linea contemporaneamente: nel caso del subwoofer, qualsiasi sorgente selezionerete per l’ascolto i bassi saranno valorizzati.

Audio out

A volte viene etichettata anche come “Record out” o “Rec out”. Questa uscita audio, di tipo RCA, serve per inserire i cavi necessari a collegare un registratore o, in assenza di ogni altra porta, il subwoofer. Tuttavia, solamente se la porta è graficamente isolata dagli ingressi di linea, collegandoci il subwoofer tutte le sorgenti audio vi saranno connesse.

Uscita cuffie

Parliamo delle ordinarie cuffie preferite dagli audiofili, con jack da 3,5 oppure da 6,3 mm. Normalmente l’ingresso del cavo è sulla parte frontale e le cuffie in commercio hanno un cavo lungo poco più di un metro, ma se state pensando a una postazione d’ascolto cablata sappiate che esistono delle prolunghe.

XLR / Cannon

L’ingresso XLR, chiamato anche “Cannon”, è in grado di ricevere il relativo cavo che trasporta il segnale audio analogico senza che la qualità ne risenta. Normalmente si trova negli amplificatori di fascia alta (pensati per un uso professionale) nella versione da 3 pin, ma potete trovare un ingresso che può ricevere fino a 7 pin. Qui potete attaccare attrezzature come casse, microfono gelato e cuffie microfoniche (4 o 5 pin).

Porte digitali

Con l’avanzamento della tecnologia è cresciuto il bisogno di amplificare l’ascolto di segnali audio in digitale, sfruttabile se l’amplificatore è con DAC integrato o, meglio per la qualità audio, DAC esterno collegato. Ecco di seguito le porte digitali che più frequentemente troverete sul vostro amplificatore hi-fi:

  • Ottica digitale (a volte indicata in inglese Optical): una delle più comuni nelle moderne console e soundbar, trasmette un segnale audio digitale tramite cavi in fibra ottica. Solitamente è l’attacco usato per i segnali audio digitali di tipo S/PDIF e talvolta è etichettato come “Toslink”, perché originariamente brevettato con questo nome da Toshiba;
  • Coassiale (a volte indicata in inglese Coaxial): anche questa porta è molto popolare e utilizzata in moltissimi dispositivi diversi, dalle smart TV ai lettori Blu Ray. Trasmette un segnale audio digitale in formato elettrico;
  • HDMI: favorisce l’eliminazione dei cavi perché supporta sia audio che video in un unico attacco, ecco perché è l’ingresso preferito a cui collegare il televisore o la console di ultima generazione. La capacità tecnica dipende dalla versione dello standard integrato nell’amplificatore, nella TV e nel cavo HDMI; il più aggiornato è il 2.1;
  • USB: ingresso utilizzato soprattutto per riprodurre direttamente musica da un supporto di memoria esterno, che può essere un notebook, un semplice hard disk esterno un’agile chiavetta USB. Non è strettamente necessario, soprattutto se si cerca un modello di qualità per una riproduzione in alta fedeltà.

Altre porte utili

Qui di seguito, infine, c’è una lista di porte che potrebbero risultare indispensabili per qualcuno, superflue per altri:

  • Ethernet: se volete un collegamento sicuro, stabile e affidabile alla rete Internet per lo streaming. A volte la porta viene indicata con l’inglese Network;
  • Antenna: per il collegamento dell’antenna DAB/FM, per la radio digitale;
  • DC out: cioè una porta USB per alimentazione, sfruttata da alcuni produttori per il collegamento di accessori extra. Ad esempio, Yamaha la usa per collegare un adattatore Bluetooth che consente l’ascolto audio wireless;
  • Trigger in: utile ad accendere o spegnere in automatico quando connesso ad un altro componente dotato di “Trigger out”;
  • IR: convertitore infrarosso/segnale elettrico per attaccare un cavo con cui controllare da remoto l’amplificatore, nel caso in cui il telecomando a infrarossi avesse problemi di connettività.

Amplificatore Hi-Fi USB

4. Classe

Un ultimo fattore da tenere in considerazione prima dell’acquisto di un amplificatore è la sua classe di appartenenza, definita dal metodo con cui vengono assemblati alcuni componenti fondamentali del dispositivo. Da questa dipendono alcune caratteristiche principali che possono dare indicazioni sulle prestazioni e anche sull’ingombro effettivo del dispositivo. Vediamo quali sono le più diffuse:

  • Classe A: estremamente efficiente, viene utilizzata solo negli amplificatori di fascia alta, pensati per impianti professionali. Sono però modelli molto ingombranti e costosi;
  • Classe B: hanno un rendimento inferiore rispetto alla classe A, ma assicurano un maggiore risparmio energetico e un ingombro ridotto. I prezzi sono inoltre più accessibili;
  • Classe AB: sono i più diffusi per chi vuole realizzare un impianto Hi-Fi e integrano caratteristiche dalle due precedenti classi. Migliora l’efficienza energetica rispetto alla classe A e, al contempo, assicura una migliore resa del suono rispetto alla B;
    Amplificatore Hi-Fi classe
  • Classe C: utilizzata solo per amplificare frequenze medie e alte, comporta una certa distorsione dei suoni più bassi e per questo non è tra le più popolari tra gli utenti;
  • Classe D: è estremamente efficiente dal punto di vista energetico, produce pochissimo calore e permette di mantenere dimensioni molto compatte. Per questo è molto diffusa tra gli amplificatori per auto;
  • Classe G: molto simile alla classe AB, è caratterizzata da un rendimento molto positivo;
  • Classe H: si tratta di un miglioramento ulteriore della classe G, di cui aumenta ancora di più l’efficienza.
    Amplificatore Hi-Fi efficienza

Altri fattori da tenere a mente per la scelta di un amplificatore Hi-Fi

I materiali sono importanti?

Come vale per molti apparecchi elettronici, i materiali più importanti sono quelli utilizzati per la costruzione dei componenti interni e dei connettori, non sempre presenti nelle specifiche tecniche. Se possibile, è bene cercare porte placcate in oro o in altri metalli pregiati che permettono una migliore trasmissione del segnale. Per quanto riguarda la scocca, solitamente è realizzata in plastica o in alluminio, a seconda della fascia di prezzo e del design. È consigliabile orientarsi su un modello che possa offrire una certa robustezza, dato che l’amplificatore può essere sottoposto a una certa quantità di vibrazioni, soprattutto se è posizionato vicino a un subwoofer potente.

Il marchio è importante?

Se si intende realizzare un impianto Hi-Fi di qualità è necessario affidarsi a marchi che da sempre si specializzano in questo campo. Anche se è possibile trovare modelli economici prodotti da case poco o per nulla conosciute, infatti, i risultati dati da un investimento adeguato sono nettamente percepibili anche per un utente poco esperto. Va inoltre considerato che nel caso degli apparecchi audio è importante valutare anche la presenza di un servizio post vendita adeguato, dato che potrebbe essere necessario richiedere l’assistenza di un esperto per risolvere alcuni dubbi. Alcune delle marche più note per la produzione di amplificatori sono Marantz, Rega e Onkyo, oltre ad Auna e Yamaha.

Il prezzo è importante?

Un buon amplificatore richiede una spesa abbastanza importante. A differenza delle casse, che spesso possono essere acquistate per cifre contenute, offrendo comunque una discreta qualità di riproduzione, questi dispositivi raramente scendono sotto i 200 €, se si intende acquistare un prodotto veramente valido. Esiste anche una fascia più economica, che va dagli 80 ai 200 € circa, che può rappresentare un buon inizio per chi non ha alcuna esperienza con gli impianti Hi-Fi. I più appassionati possono invece orientarsi su modelli di fascia medio-alta, che possono raggiungere anche diverse migliaia di Euro, anche se esistono prodotti molto validi anche per cifre intorno ai 600-800 €.